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DOLORE SEVERO ED EUTANASIA

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Il ministro della Salute Girolamo Sirchia raccomanda ai medici veterinari un’attenzione speciale alla terapia del dolore e ricorda le iniziative che facilitano la prescrizione di morfina e derivati, gli oppiacei destinati agli animali in cura. “Molto spesso si trovano a convivere con patologie invalidanti caratterizzate da dolore - scrive Sirchia - il che costituisce la negazione del diritto alla non sofferenza. Un animale non può esprimersi e quindi è difficile accorgersi di quanto possa tollerare. Il veterinario deve intervenire». Paolo Buracco , professore ordinario di Veterinaria all’università di Torino, clinica chirurgica: “Anche nel nostro campo gli oppiacei dovrebbero avere una maggiore diffusione ma non bisogna farne un uso indiscriminato, quando la qualità della vita è già compromessa. Se un cane con malattie articolari non potrà alzarsi neppure dopo l’iniezione di morfina, non ha senso farla. Sono contrario all’impiego di terapie del dolore nei casi terminali». Buracco ricorda che i suoi colleghi, rispetto ai medici, hanno uno strumento in più, l’eutanasia: «Dopo una diagnosi di tumore, se la sopravvivenza prevista è di un anno al costo di chemioterapia, radioterapia e intervento chirurgico, il 50% dei padroni decide di andare avanti. L’altra metà rinuncia all’amico fedele di una vita». Tullio Scotti, presidente dell’Ordine dei veterinari di Roma e provincia, si addentra in riflessioni bioetiche: «Il principio previsto nel codice deontologico di decidere in scienza e coscienza vale anche per noi, quindi prima di passare all’eutanasia il medico deve valutare la possibilità di eliminare il dolore severo. Sono contrario all’accanimento terapeutico, ma un trattamento a base di oppiacei non lo è. È un aiuto farmacologico, un dovere di chi cura. Il decreto Sirchia agevola il nostro compito». (fonte: Corriere della Sera, 4 luglio 2004)