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DAL 2006 MARCATURA ELETTRONICA BESTIAME

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La marcatura elettronica dei capi presenti negli allevamenti europei diventera' nei prossimi tre anni obbligatoria, sostituendo i metodi classici di riconoscimento del bestiame, come il tatuaggio o l'etichetta auricolare e portando maggiore trasparenza nel ciclo di produzione di carne e derivati degli allevamenti bovini, ovini e caprini. I membri del Centro comune di ricerca, della Commissione Europea, in un incontro a Monte Rotondo hanno dato una dimostrazione pratica dell'innovativo metodo di marcatura elettronica del bestiame. Grazie ad una pillola di ceramica che verra' inserita nello stomaco di ogni animale partira' dal 2006 in tutti i paesi della Comunita' Europea il programma di riconoscimento individuale per bovini e ovini. I sistemi convenzionali basati su marchi auricolari, tatuaggi e bollature possono essere modificati e non sono sempre affidabili, il che puo' renderli inefficaci. ''Rispetto ai metodi tradizionali - ha affermato Marc Cuyperf gia' responsabile del centro di ricerca - la marcatura elettronica e' piu' rapida, meno costosa, e riduce drasticamente gli errori degli operatori addetti al riconoscimento dei capi'' La marcatura elettronica, precisano gli esperti, basata sull'iniezione di una capsula di ceramica nello stomaco dei ruminanti, consentira' di seguire l'animale dalla nascita fino al macello, scongiurando la possibilita' di frode. All'interno della capsula vi e' un apparecchio miniaturizzato che trasmette dati che vengono letti da un computer e che serviranno a stilare una sorta di carta d'identita' dell'animale. Al progetto IDEA- Identificazione Elettronica degli Animali- . Il progetto- hanno preso parte Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna, ha coinvolto 200 milioni di capi di bestiame e, dati gli ottimi risultati, sottolineano gli esperti del Centro Comune di Ricerca, potra' presto passare dalla fase sperimentale a quella pratica e attuativa in tutta l'Unione Europea. Il programma portera', spiegano Cuypers e Christoph Korn, alla identificazione di ogni singolo animale, una carta d'identita' registrata su un data base accessibile a tutti i paesi comunitari per seguire l'animale dalla nascita al macello. In questo modo, precisano, se il capo viene importato da un paese comunitario, l'allevamento cui sara' spedito avra' diretto accesso alle notizie che riguardano l'animale. Come gli operatori hanno mostrato in una rappresentazione pratica nel corso della presentazione dei risultati del progetto, il metodo di marcatura elettronica e' semplicissimo e consiste nell'inserire nello stomaco dei ruminanti una capsula di ceramica al cui interno e' posto un trasponder, che emette segnali. ''La capsula - spiega Cuypers - e' piccola quanto una capsula di vitamine e il trasponder contenuto al suo interno possiede una semplice informazione, un numero identificativo cui, sul data base, a sua volta corrisponde la carta d'identita' dell'animale''. Nel giro di poco tempo, il bolo raggiunge lo stomaco e li' si ferma, precisano gli esperti che ne hanno mostrato la presenza con un rivelatore elettronico appositamente ideato nel corso del progetto. Il rilevatore, come mostrato, e' una semplice antenna manuale che, a distanza ravvicinata dall'animale, rileva il trasponder e ne trasmette il numero relativo su un piccolo display. ''Riusciamo a riconoscere 900 animali in meno di un'ora con un tasso di errore al di sotto dell'1% e un costo complessivo di circa 3 euro per capo, un grande passo avanti rispetto alla fallibilita' e aleatorieta' delle tecniche tradizionali'', racconta Cuypers mostrando come e' semplice risalire all'identita' numerica dell'animale solo muovendo l'antenna sotto la sua pancia. Diminuiscono i costi di gestione e il numero di addetti necessari ma, come rilevato, soprattutto aumenta la sicurezza per il consumatore. Infatti, raccontano gli esperti, il bolo, inserito gia' a venti giorni dalla nascita per i bovini e quando l'animale ha raggiunto circa 25 chilogrammi di peso negli ovini, sara' estratto dall'animale solo all'atto della macellazione e, in caso di dubbi o emergenze come quella di mucca pazza, le parti dell'animale potranno essere esaminate col test del DNA. Il DNA del capo, spiegano, e' una delle tante informazioni contenute nel data base, bastera' un confronto per capire se siamo di fronte ad una frode. Gli strumenti adoperati, il tipo di trasponder, l'antenna, il mezzo di immissione - il bolo non e' l'unico perche' ci sono anche transponder auricolari - saranno presto codificati, precisano i relatori, in linee guida da applicare in tutti i paesi comunitari. ''Se in Inghilterra ci fosse stato un simile mezzo di individuazione del singolo capo nel corso dell'emergenza mucca pazza - afferma Cuypers - non avrebbero dovuto abbattere tre milioni di capi''. Lo stesso metodo di marcatura, conclude l'esperto, e' in studio anche per i suini. (ANSA).