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GLI INDIRIZZI E-MAIL NON SONO PUBBLICI

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La pronuncia dell'Autorità garante nasce dall'esame di diverse segnalazioni provenienti da numerosi utenti che hanno lamentato una pratica ormai molto diffusa in Internet afferente l'invio di messaggi prettamente di carattere commerciale e pubblicitario a diversi indirizzi e-mail "rastrellati" in Rete (esistono programmi appositamente predisposti per tale scopo). Le società responsabili hanno addotto il principio della non violazione della legge sulla privacy in quanto gli indirizzi dei destinatari erano stati acquisiti in Rete e quindi potevano a tutti gli effetti considerarsi "pubblici". Sull'argomento, l'Autorità garante della privacy le ha invece seccamente smentite:gli indirizzi di posta elettronica non possono ritenersi "pubblici", alla stregua dei recapiti presenti sui normali elenchi telefonici, in quanto, ai sensi dell'articolo 12, lettera c, della legge n. 675/1996, "non provengono da pubblici registri, elenchi, atti o documenti formati o tenuti da uno o più soggetti pubblici e non sono sottoposti ad un regime giuridico di piena conoscibilità da parte di chiunque". E non ha alcuna importanza la circostanza che tali recapiti siano conoscibili di fatto, anche momentaneamente, da una pluralità di soggetti. Anche in questo caso non sono “pubblici”. La partecipazione, da parte dell'utente, a forum e/o newsgroup in rete non dà carattere pubblico dell'indirizzo di posta elettronica, anche se è lo stesso utente che decide di pubblicizzarlo, non autorizza la possibilità che tale indirizzo venga "raccolto" da uno o più soggetti che, durante la discussione, anche in maniera del tutto casuale, si collegano alla pagina interessata. L'utente in parola partecipa a riunioni in Rete con precise finalità riconducibili alla volontà di esprimere opinioni personali su precisi argomenti e solo in relazione a questi ultimi, decide di pubblicizzare il proprio indirizzo. Pertanto, afferma l'Autorità, "contrasta, con i principi di correttezza e finalità del trattamento, raccogliere i dati che i singoli utenti lasciano in un newsgroup, forum, etc,...ed utilizzarli per altri scopi che nulla hanno a che vedere - anche indirettamente - con l'argomento per il quale l'utente partecipa ad una discussione più o meno pubblica ed indica il proprio recapito e le proprie generalità". Al riguardo l’ANMVI fa sapere che il parere del Garante della Privacy rafforza la previsione di adottare a breve misure di tutela e di garanzia dei medici veterinari iscritti alle proprie liste di discussione. Il Parere del Garante dà ulteriore sostegno alla volontà dell’Associazione di tutelare i singoli utenti iscritti alle liste e il servizio stesso, anche nel pieno rispetto della libertà di espressione e di opinione di chi vi partecipa.