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LA BLU TONGUE ARRIVA NEL REATINO

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Il fenomeno "blue tongue" è arrivato anche nel reatino. Una larga fetta del territorio è stata ricompresa infatti tra le zone con "infezioni in atto", dove è quindi obbligatoria la vaccinazione dei capi. Il Dipartimento di prevenzione e sanità veterinaria dell’Asl di Rieti si è subito attivato per fronteggiare il fenomeno. «Essere portatori - spiega il direttore sanitario Angelo Toni - serve per la vaccinazione, così come per i capi completamente infettati, per cui occorre vaccinare l’intero patrimonio zootecnico». La Regione ha messo a disposizione della Provincia di Rieti i fondi necessari, le dosi e dieci veterinari che eseguiranno le vaccinazioni. «Occorre intervenire almeno sull’80 per cento dei capi prima del 30 aprile - avverte Toni - per limitare la diffusione della malattia e per superare il veto che impedisce oggi agli animali infetti di essere commercializzati sul territorio nazionale. «Da oggi - conclude Toni - partirà una campagna di informazione e sensibilizzazione per gli allevatori, con il servizio veterinario della Asl, l’Istituto di Zooprofilassi e le associazioni di categoria chiamati a fornire informazioni e spiegazioni». La stima sui capi da sottoporre alla vaccinazione ammonta a circa 50 mila unità. E ai dubbi sulla pericolosità del vaccino ribatte: “Non scherziamo, nelle riunioni che terremo da oggi avremo dati su scala regionale che dimostreranno il contrario». Giancarlo Micarelli, responsabile dell’Asl Roma G di Tivoli, dove da due anni si effettuano le vaccinazioni, precisa: «L’insetto che attacca ovini e bovini - dice - è attivo nelle ore crepuscolari e nella notte e agisce in climi caldi umidi. Finora il Reatino sembrava essere fuori da questa emergenza, invece le mutate condizioni climatiche hanno portato la malattia anche nell’entroterra. Come tutti i vaccini animali o umani, un minimo di rischio può esserci, ma in questo caso mi sembra che le cose non stiano così. Basti pensare che in tutto il Lazio gli incidenti causati dai vaccini si possono contare sulle dita di una mano, in particolare nella mia Asl dove solo quest’anno abbiamo vaccinato 20 mila ovini e cinquemila bovini non si segnala neanche un incidente vaccinale». ( Il Messaggero 13 marzo 2003)