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CLONAZIONE: DOLLY E’ STATA FONDAMENTALE

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''Ho aiutato i miei cloni a nascere, spesso tirandoli fuori dal ventre della madre, li ho visti morire soffrendo. Ho deciso di tornare alla ricerca di base. Sulla clonazione animale c'e' ancora molto da scoprire''. Ad ammetterlo, in una intervista al Corriere della Sera, e' Lino Lioi, il veterinario dell'Universita' di Teramo tra i piu' noti in Italia per la clonazione animale (11 mufloni, tutti morti) a commento della notizia della morte della pecora Dolly. ''Non era necessaria la fine di Dolly - dice - per ottenere la conferma che la clonazione e' tecnica tuttora soggetta a incognite. Si sa troppo poco. Malgrado questo dato negativo, non sono pessimista. Presto capiremo perchè questi animali nascono malformati o vanno incontro a malattie precoci. E perchè ciò avviene negli ovini, ma non nei bovini, probabilmente più adatti a questo genere di manipolazione''. Lioi e' tornato a condurre ricerche in laboratorio per capire i meccanismi di questi eventi. ''Abbiamo visto - afferma - che l'embrione clonato fin dagli stadi iniziali e' diverso morfologicamente da quello che si e' formato in seguito all'unione di due gameti. Il fatto che il nucleo derivi da una cellula somatica, già adulta, incide sullo sviluppo. Questa 'memoria' non viene cancellata''. Tuttavia, per il ricercatore, l'esperienza di Dolly ha avuto una ''importanza fondamentale per due motivi: innanzitutto si e' cominciato a discutere di cellule staminali e di terapie che avrebbero potuto curare malattie molto gravi (in 10-12 anni potremmo arrivare all'applicazione clinica sui pazienti); il secondo merito e' stato quello di far confluire nel campo dell'embriologia competenze necessarie per compiere progressi, ad esempio i biologi molecolari''.