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PROFESSIONI SANITARIE: NUOVI PROFILI

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Il restyling delle professioni sanitarie è legato alla modifica del Titolo V della Costituzione, che ha rimesso in gioco i meccanismi di definizione e le varie competenze istituzionali, riducendo all'angolo il meccanismo attuale che disciplina le professioni con atti regolamentari e, di conseguenza, anche l'impostazione della formazione e della didattica, fino ad arrivare alla questione dell'iscrizione agli albi professionali per l'esercizio della professione. Un disegno di legge in cui si è tenuto conto del parere del Consiglio di Stato che ha sottolineato che allo Stato spetta fissare i paletti per individuare le professioni e i loro contenuti (obiettivo: evitare l'esercizio abusivo) e i titoli richiesti per lavorare. Il Ddl dovrebbe indicare una serie di obiettivi da raggiungere con uno o più Dlgs, che per essere emanati una volta approvata la delega, avranno due anni di tempo. Il primo è il recepimento dei profili già individuati col Dlgs 502/1992, prevedendo la possibilità di "accorpare" in un unico profilo figure con caratteristiche comuni che agiscono nello stesso ambito di attività. Poi, l'identificazione di nuove professioni, che dovrà avvenire su proposta delle Regioni, in base a «valutazioni di sicura scientificità», evitando la sovrapposizione con figure già esistenti. Altro obiettivo: fissare i paletti dell'attività di ciascuna professione per evitare sconfinamenti nell'esercizio abusivo. Sarà anche necessario indicare i contenuti minimi della formazione di ciascuna professione per garantire i livelli essenziali delle prestazioni. Il meccanismo potrebbe essere quello di convenzioni tra Università e Regioni per svolgere i corsi presso le strutture del Ssn. Un'indicazione riguarda il titolo di abilitazione che dovrà essere valido su tutto il territorio nazionale e rilasciato dopo aver superato un esame di Stato, salvaguardando il valore dei titoli acquisti. E l'abilitazione dovrà essere sottoposta a verifica periodica. Infine, è prevista la realizzazione regionale di "registri" separati per ogni professione senza Albo, a cui dovranno essere iscritti i possessori dell'abilitazione, pena l'impossibilità di esercitare l'attività professionale. Il tutto, una volta ottenuto il via libera di Palazzo Chigi dovrà avere l'ok delle categorie interessate, della Stato-Regioni, delle commissioni parlamentari competenti. E soprattutto, non dovrà costare un euro in più al bilancio dello Stato. ( Il Sole 24 Ore, 13/02/03)