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PROFESSIONI NELL'UE: NUOVE PROPOSTE

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Dopo mesi di dibattito sulla direttiva che regolamenterà il riconoscimento e la circolazione delle professioni in Europa, il deputato europeo Stefano Zappalà, relatore del provvedimento, ha proposto alla commissione giuridica di Bruxelles una serie di sostanziali modifiche. Zappalà ha prima di tutto chiesto che la norma si applichi solo alle professioni intellettuali, escludendo dal merito della direttiva le professioni artigianali e commerciali. Portando il punto di vista dei professionisti intellettuali italiani, secondo i quali l’indirizzo del legislatore europeo sarebbe troppo liberista e troppo anglosassone, Zappalà ha richiamato l’opportunità di circoscrivere la materia alle sole professioni intellettuali e di prevedere un sistema di controlli sulla libera circolazione dei titoli. Zappalà ha definito “intellettuale” la professione dove è “preminente l’apporto intellettuale rispetto all’organizzazione dei mezzi” e quelle “per il cui esercizio è previsto l’obbligo di rispetto di regole di condotta”. Pertanto, per l’espletamento della professione intellettuale sarà sempre necessario almeno un anno di formazione accademica e di tirocinio professionale; le verifiche sui titoli e sulle capacità del professionista che si vuole stabilire in un Paese UE sono effettuate dagli ordini e dalle associazioni regolamentate; la libera prestazione di servizi implica l’obbligo di comunicare la propria presenza, anche temporanea, agli ordini del Paese ospitante; il professionista mantiene il titolo professionale nella lingua d’origine; il diritto di stabilimento si ottiene invece previa autorizzazione degli organi competenti e in questo caso acquisisce il titolo professionale nella lingua del paese ospitante. Infine, Zappalà ha proposto di dar vita a una rappresentanza europea di tutte le professioni, una sorta di grande ordine UE e di istituire una consulta aperta a tutte le rappresentanze professionali.