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TUTELA ANIMALE: I COMMENTI IN AULA

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Fra gli interventi di ieri alla Camera sul testo Disposizioni a tutela degli animali, quello di Vittorio Tarditi, Luana Zanella, Marcella Lucidi e Roberto Ruta hanno riguardato la detenzione di razze pericolose, gli obblighi dei medici veterinari, le convenzioni internazionali sui diritti degli animali e il randagismo. Ecco una sintesi dei loro contributi. VITTORIO TARDITI (FI): (…)”Le fattispecie penali avrebbero potuto avere una portata più ampia, andando a colpire tutte le possibili condotte dalle quali possono derivare lesioni ingiustificate agli animali. Ma al fine di non pregiudicare l'approvazione finale del provvedimento, si è convenuto di accantonare la questione relativa alla detenzione di razze canine pericolose. Nella scorsa legislatura, infatti, la tesi secondo cui non esistono razze canine pericolose in quanto è il padrone a rendere un cane più pericoloso di altri, ha finito purtroppo per prevalere (debbo sottolineare, anche a titolo personale, assurdamente). In realtà non è così, poiché è dimostrato da frequenti, tragici episodi che vedono coinvolti, con conseguenze anche letali, bambini o piccoli animali vittime di aggressioni da parte di alcuni cani appartenenti sempre alle medesime razze. Certo, è innegabile in questi casi la responsabilità dei padroni che lasciano liberi nei parchi pubblici pitbull, dobermann e via dicendo; tuttavia, ciò non significa che il legislatore non debba tener conto, prevedendo le necessarie norme di prevenzione, che alcune razze di cani sono particolarmente pericolose. Mi preme segnalare all'Assemblea che, nel corso dell'esame in sede referente, si è più volte affermata la necessità di prevedere una normativa di carattere preventivo sulla detenzione delle razze canine pericolose e che il mancato inserimento nel testo in esame di disposizioni relative a tale tema deriva unicamente da una scelta di metodo compiuta dalla Commissione. Pertanto, la questione della detenzione di razze canine pericolose sarà oggetto - auspico - di un apposito prossimo intervento normativo, speriamo anche di iniziativa del Governo”. LUANA ZANELLA (MISTO VERDI-U): (…) Viene così data conseguenza a quanto previsto dal Protocollo 10 «Sul benessere degli animali», che, nell'ambito del vertice di Amsterdam del 1997 per la riforma dei Trattati dell'Unione europea, ha riformulato la precedente «Dichiarazione sulla protezione degli animali» approvata a Maastricht nel 1991. Si inaugura una stagione nel processo di normazione giuridica meno segnata dall'antropocentrismo. Con queste disposizioni di legge si tratta di cominciare a dare una vera e propria sferzata all'azione di contrasto, prevenzione e repressione della piaga dilagante delle forme più inaudite di maltrattamento, sevizie e supersfruttamento a scopo criminoso degli animali: dal business del randagismo, al contrabbando della fauna selvatica, alle sevizie gratuite (2692 i casi rilevati dalla LAV solo nei primi nove mesi del 2002), alla vivisezione, agli addestramenti crudeli per spettacoli circensi, al cruento utilizzo di cani e gatti per la produzione di capi di abbigliamento e pelletteria, ai combattimenti e scommesse clandestini, al commercio di videocassette riportanti immagini dei massacri. MARCELLA LUCIDI (DS-U): (…)”Riteniamo vada rivista anche la norma che interessa i medici veterinari perché costoro potrebbero trovarsi in una situazione per cui il ritardo o l'omissione della comunicazione circa l'avvenuta conoscenza di una sofferenza inflitta ad un animale potrebbero avere lo stesso valore: riteniamo, invece, che il caso del ritardo debba essere considerato diversamente dall'omissione. È evidente che avvertiamo tutti maggiormente il problema rappresentato dai combattimenti. Credo questa sia anche la sede interpretativa del testo e, quindi, l'inasprimento delle pene - che ci ha portato a configurare come autonoma contraddizione l'ipotesi della detenzione di uno o più animali in condizioni incompatibili con la loro natura, separando questa fattispecie da quella del maltrattamento - deve essere considerato come un caso per il quale il legislatore non intende punire la mera detenzione ma quella in condizioni incompatibili, onde evitare che questo aspetto isolato ed astrattamente considerato possa anche prestarsi un domani a richieste di dichiarazione dell'illegittimità costituzionale della norma”. ROBERTO RUTA (MARGHERITA-U): “È prevista poi un'altra fattispecie di reato, quella dell'abbandono degli animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività. Infatti, moltissimi cani diventati randagi sono cani che prima vivevano all'interno di case (anche se non tutti) e certamente sono proprio quelli che prima vivevano con un padrone all'interno di una casa, e dunque abituati a vivere in un ambiente normalmente domestico, che poi hanno le reazioni più scomposte e di maggiore aggressività. Quindi, anche sotto il profilo della decisione di tenere un animale domestico, questa norma ha l'obiettivo di indurre ad una riflessione piena e dunque ad un'assunzione di responsabilità. È poi previsto un altro reato di tipo contravvenzionale, nel caso in cui i veterinari e gli ufficiali sanitari non riferiscano all'autorità giudiziaria a seguito di visite e cure ad animali che abbiano riportato lesioni riferibili ai delitti previsti proprio in questo provvedimento; è il caso, ad esempio, di animali di varie specie che abbiano riportato ferite, lesioni o quant'altro. Ciò è previsto non solo al fine di responsabilizzare chi svolge la professione di veterinario, ma anche al fine di utilizzarlo come strumento per individuare le persone che svolgono questi traffici, organizzando combattimenti e quant'altro”.