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MUCCA PAZZA: RAPPORTO UE

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Sono incoraggianti le conclusioni del bilancio 2002 sulla diffusione del morbo della mucca pazza in Europa, che nella sua variante umana ha provocato negli ultimi sette anni gia' 115 vittime in Gran Bretagna e meno di una decina nel resto dell'Europa. Il rapporto messo a punto da Bruxelles sui casi di mucca pazza individuati nell'Ue nel corso del 2002 rivela infatti che, rispetto all'anno precedente, il loro numero e' in netta riduzione in Italia (-40%), e si conferma una tendenza alla diminuzione anche a livello comunitario (-16,8%). Il documento della Commissione europea precisa che, ''tra il primo gennaio e il 13 dicembre 2002, in Italia sono stati scoperti 30 focolai (erano 50 un anno prima), mentre nei Quindici sono stati 1.797 rispetto ai 2.162 del 2001''. Bruxelles non ha dubbi: questo risultato positivo e' in gran parte la conseguenza dell'arsenale di misure applicate dall'Unione per rafforzare la sicurezza alimentare. Non ultima, quella relativa ai test anti Bse (l'encefalite spongiforme bovina) che ogni paese effettua su tutti i bovini di oltre 24 mesi destinati a trasformarsi in fettina o in hamburger. Nei primi dieci mesi del 2002 ne erano gia' stati testati 8,6 milioni di cui oltre 600.000 in Italia. In Europa, una minore presenza del morbo si conferma anche in Germania, Francia, Belgio, Danimarca, Portogallo e Regno Unito. Al contrario, Irlanda e Spagna, e in minor misura l'Olanda, sono ancora confrontati ad una situazione preoccupante in quanto hanno registrato un numero di infezioni superiori al 2001. Insomma, il quadro sull'evoluzione dell'infezione sembra rasserenarsi, anche se non e' ancora possibile abbassare la guardia: nel solo Regno Unito, dove e' scoppiata l'infezione nel 1986, lo scorso anno sono stati constatati 907 casi e 890 nei restanti quattordici partner. Bruxelles segue attentamente l'evoluzione della malattia anche al di fuori della frontiere dell'Unione con cui l'Europa mantiene stretti rapporti commerciali: nel 2002 sono stati constatati 22 casi in Svizzera, sei in Slovacchia, quattro in Polonia, due rispettivamente in Slovenia, Giappone e nella Repubblica Ceca, ed uno in Israele. Il 2003 potrebbe poi essere l'anno del ritorno della fiorentina sul piatto degli italiani, che l'Unione ha messo al bando da quasi due anni. La tendenza alla riduzione dell'infezione non e' pero' il solo elemento che puo' incidere sulla modifica del divieto europeo. Bruxelles infatti, sottolinea all'Ansa Beate Gminder, portavoce del commissario europeo alla sanita' David Byrne, ''deve ottenere la sicurezza che nell'Ue venga rispettato da tutti il divieto di utilizzare nell'alimentazione dei bovini mangimi di origine animale, considerati dagli scienziati la prima causa di diffusione del morbo''. Saranno quindi decisivi i futuri controlli che verranno effettuati dagli ispettori europei nei singoli paesi. Ogni nuovo caso di irregolarita' allontanera' un poco di piu' il ritorno della pregiata bistecca. (ANSA).