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PROFESSIONI, TAVOLO TECNICO IN TOSCANA

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Il Presidente della Regione Toscana ha firmato un protocollo d’intesa con 23 ordini e collegi professionali della regione e con il presidente regionale del CUP. Il protocollo formalizzato con una delibera della Giunta ( n. 1097/02) a metà novembre del 2002 prevede tre distinti tavoli tecnici: delle professioni sanitarie, delle professioni tecniche e delle professioni economico-giuridiche. La Giunta si impegna verso i firmatari a garantire informazioni tempestive e confronti preventivi, sia sulle posizioni che la Regione assumerà in sede di Conferenza dei Presidenti delle Regioni, sia riguardo a possibili iniziative conseguenti o meno la legge quadro nazionale sulle professioni intellettuali, in dirittura d’arrivo dal Ministero della Giustizia. La Giunta Toscana intende in questo modo dimostrare il riconoscimento delle professioni intellettuali come soggetti importanti anche rispetto alla definizione del nuovo statuto regionale. I tavoli tecnici istituiti dal protocollo vogliono garantire il rispetto delle istanze degli ordini e delle professioni rispetto ai temi e ai provvedimenti normativi che li riguardano. Su questi tavoli potranno arrivare le proposte delle professioni alla Giunta che le valuterà come atti amministrativi generali prima di adottare provvedimenti finali. Intanto, la riforma degli Ordini e delle professioni che la Commissione Vietti sta elaborando al Ministero della Giustizia continua ad essere considerata una priorità dal Governo, ma i lavori che si dovevano concludere nel dicembre del 2002 sono ancora in corso e proseguiranno nel 2003. Andrea Pastore(FI), firmatario di una delle proposte di riordino accolte dal Sottosegretario Vietti, ha ribadito nei giorni scorsi al quotidiano Italia Oggi che "nell'ambito della riforma delle professioni c'è la possibilità che in sede di revisione della riforma del titolo V si chiarisca come in tale materia è lo stato a mantenere la potestà legislativa esclusiva, almeno per quanto riguarda le professioni tradizionali. Con la nuova legge sul federalismo, infatti, c'è il rischio concreto che la competenza legislativa sulle attività professionali sia divisa tra stato e regioni. La prima conseguenza di questa novità sarebbe un ordinamento a macchia di leopardo, con concreti rischi di confusione di ruoli: lo stato resterebbe competente in materia di ordini e consigli nazionali, le regioni dovrebbero controllare gli organismi provinciali. Inoltre, un professionista iscritto all'ordine della regione di residenza, sarebbe in concorenza con un collega di un paese europeo, ma non potrebbe esercitare in un'altra regione italiana, se non con l'iscrizione ai due ordini".