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CONSILP: LO STATUTO DEI PROFESSIONISTI

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L’ultima riunione fissata dalla Commissione Vietti è per il 19 dicembre. Nell’incontro di ieri, giovedì 21 dicembre, il Ministero della Giustizia ha confermato la struttura della nuova legge sul riordino delle professioni intellettuali, che sarà costituita da tre parti: la prima, con i principi generali, la seconda dedicata alle professioni ordinistiche e la terza a quelle non regolamentate. Sulla parte generale è già stato raggiunto un accordo di massima, mentre è ancora in alto mare la disciplina in materia di società e di associazioni professionali. Sul tavolo della Commissione Vietti c’è anche il documento «Principi e valori per la riforma dell’ordinamento delle professioni intellettuali», elaborato da Consilp Conf-professioni , una sorta di statuto delle libere professioni che ribadisce lo status speciale del professionista «in relazione al tipo di “servizio” che egli svolge e dunque alla necessità di tutelare prima di ogni altro aspetto l’interesse pubblico». Sulla struttura della legge, la Consilp concorda con la prospettiva, che pare affermarsi, di una disciplina di principi che demandi agli ordinamenti delle singole professioni le norme di dettaglio. Principi che dovranno garantire: «la funzione sociale del libero esercizio della professione intellettuale» anche in forme diverse dal lavoro autonomo, l’unicità della professione a livello nazionale, i criteri minimi per l’organizzazione delle professioni in ordini o collegi professionali, «i limiti per il “riconoscimento” delle professioni non regolamentate». Nel documento si chiede anche il riconoscimento “politico” delle organizzazioni sindacali e professionali: possono essere riconosciute come parti sociali e possono emanare «codici etici con i quali rendono pubbliche le caratteristiche qualitative delle prestazioni fornite dai loro iscritti». Per la Consilp va previsto un sistema di esclusive per «i professionisti iscritti all’albo» compatibilmente con le norme comunitarie. La disciplina delle professioni extraordinistiche è certamente l’aspetto sul quale maggiori sono le divisioni. I rappresentanti delle professioni non regolamentate vorrebbero essere ammessi a pieno titolo nel mercato, senza troppi vincoli e con una maggiore liberalizzazione. La strada seguita, invece, pare essere quella dell’attribuzione al ministero della Giustizia di una funzione di garanzia. Via Arenula avrà il compito di “fotografare” la realtà attuale stilando un elenco delle professioni non regolamentate mentre, per il futuro, sarà necessario un atto ministeriale per “riconoscere” le nuove professioni. «Purché siano veramente tali e non specializzazioni di professioni esistenti», dicono alcuni tra i componenti della Commissione. Tra le novità, la proposta di creare un’Agenzia nazionale per lo sviluppo del lavoro professionale per definire «gli standard per l’accesso e l’ esercizio delle professioni, in funzione dell’evoluzione delle regole, della tecnica, dei mercati». Agenzia di cui dovrebbero fare parte esperti nominati dai ministeri competenti, dai Consigli nazionali degli ordini e dalle associazioni sindacali professionali, costituenti parte sociale. (da Diritto e Giustizia.it )