La Corte di Giustizia della UE ha ribadito con sentenza del 10 settembre scorso il divieto di restrizioni quantitative agli scambi fra i paesi dell’Unione, compresi i farmaci. Anche per i prodotti medicinali, infatti, che pure incidono in termini immediati sugli interessi nazionali primari di tutela della vita e della salute pubblica, si pone la necessità di dimostrare la concreta esistenza di rischi di salute e sicurezza, mancando la quale non si possono introdurre restrizioni..
La sentenza nasce dal contenzioso fra due aziende farmaceutiche tedesche che in tempi successivi hanno avviato la commercializzazione di specialità aventi le medesime caratteristiche, ma per le quali solo la prima azienda aveva ottenuto l’autorizzazione all’importazione. Il parallelo si è interrotto allo scadere dell’autorizzazione, non volutamente rinnovata dalla prima azienda che nel frattempo aveva optato per la commercializzazione di un altro prodotto. La corte della UE ha riconosciuto alla seconda azienda, rimasta involontariamente “scoperta” la possibilità di continuare a considerare valida la possibilità d’importazione.
