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L'URGENZA GIUSTIFICA L'INTERVENTO

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La Cassazione con sentenza del'11 luglio ha preso nuovamente posizione sulle responsabilità del medico chirurgo che interviene sul paziente senza consenso informato; ha infatti respinto il ricorso contro la sentenza di assoluzione in appello di un chirurgo che aveva operato senza preventivo consenso. I parenti del paziente, deceduto dopo pochi giorni dall’intervento, avevano denunciato il chirurgo per avere sottoposto il paziente ad un intervento fortemente demolitorio e mutilante senza il suo assenso. La difesa sosteneva che il chirurgo avendo individuato la presenza di un tumore maligno in fase di un diverso intervento a cui era stato dato il consenso, dovendo operare con la massima urgenza, non poteva aspettare l'approvazione del paziente. Inoltre l'intervento si era rivelato giusto ed eseguito a regola d'arte. Accertata la correttezza dell'intervento e l'urgenza dello stesso restava da valutare la responsabilità del medico per essere intervenuto senza alcun consenso. Secondo la Cassazione l'attuale normativa legittima il medico per la sua stessa rilevanza professionale e sociale in ambito sanitario ad intervenire a salvaguardia del paziente anche senza un dichiarato consenso informato. Soltanto di fronte ad un chiaro ed esplicito rifiuto dell'intervento proposto da parte del paziente il medico dovrà astenersi da questo trattamento terapeutico anche se questo dovesse essere causa di decesso. Questa sentenza ha certamente un valore di principio anche nel settore veterinario dove ovviamente la situazione assume aspetti diversi per il ruolo fondamentale del proprietario del " paziente" e le valenze prettamente economiche che influenzano le decisioni di intervento. Se il veterinario si trovasse di fronte ad una simile situazione di emergenza la correttezza del suo intervento, se svolto professionalmente, sarebbe indiscutibile anche senza un consenso del proprietario ma con grande probabilità rischierebbe di trovarsi di fronte ad un contenzioso economico.