Sono finiti sotto accusa davanti ai giudici della UE gli antibiotici virginiamicina e zinco-bacitracina, aggiunti nei cibi animali come promotori della crescita e come mezzi di prevenzione di talune malattie. Fin dagli anni 70 gli scienziati hanno sostenuto, senza tuttavia addurre prove, il rischio che gli animali sviluppino una resistenza che di riflesso arrivi anche all’uomo e annulli le potenzialità curative delle sostanze antibiotiche nel campo della medicina umana. Una raccomandazione OMS ha chiesto di porre fine all’uso di queste sostanze e il Consiglio europeo ha tradotto la raccomandazione in divieto nel 1998. Contro questo provvedimento c’è un ‘impugnazione che i giudici della UE hanno respinto in base al fatto che il principio di precauzione giustifica il divieto anche in mancanza di prove scientifiche in grado di annullare il sospetto di rischio per la salute e la sicurezza alimentare.
