Scrive il Ministro della Salute Gerolamo Sirchia in una lettera pubblicata dal quotidiano Repubblica: “La medicina nella sua accezione corrente può essere definita, citando il Dorland’s Medical Dictionary, l’arte e la scienza della diagnosi e del trattamento della malattia, nonché del mantenimento della salute . In realtà questa definizione convenzionale non coglie tutta la ricchezza e la pluralità di dimensioni della medicina. Laurearsi in medicina, ad esempio, non vuol dire essere medici. Questo principio è sempre stato condiviso per la differenza che corre tra sostenere gli esami , pur studiando su aggiornatissimi testi, e la pratica clinica”. L’utilizzo di apparecchiature sempre più complesse ha portato, secondo il Ministro a “difficoltà di umanizzazione del rapporto con il paziente”.
E se da un lato la medicina non convenzionale fa leva su un diverso e più stretto rapporto umano con il medico, le facoltà di medicina oggi per Sirchia “forniscono una laurea ma non insegnano a fare il medico” . Ecco perché conclude il Ministro, “Forse è il caso di riflettere sull’opportunità che dopo la laurea in medicina eprima dell’esame di abilitazione alla professione medica, si attivi un corso ad hoc di comunicazione con il paziente e una valutazione attitudinale”. E l'invito a rivedere il rapporto con il paziente viene anche dal coordinatore scientifico dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma, dott. Manfellotto,: "Il ricorso all'autoterapia e alla medicina alternativa è una tendenza in costante aumento da parecchi anni. Alla base c'è un atteggiamento di sfiducia verso il medico e un'eccessiva fede nella possibilità da parte del malato di poter dominare la malattia, soprattutto se si tratta di piccoli disturbi. L'invito è dunque quello di trovare un miglior modo di comunicare: è per questo motivo che tanta gente ricorre alla medicina alternativa".