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SORVEGLIANZA BSE: ECCO IL RUOLO DEI L.P.

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Snocciola le cifre dell’epidemia BSE il Ministro della Salute per concludere tutto sommato ottimisticamente che in Italia la malattia è “estremamente rara”. Ma i contenuti della lettera che Sirchia ha indirizzato alla FNOVI il 17 aprile scorso rimandano al tema cruciale della sorveglianza.
Richiamando gli Ordini veterinari ad “un’azione di sensibilizzazione della categoria”, il Ministro scrive: “Dimostrare che i veterinari prestano la necessaria attenzione al problema delle encefalopatie spongiformi passa attraverso una crescita generale del livello di consapevolezza”. E quindi delinea un modello di sorveglianza per il futuro: “La sorveglianza, oltre al coinvolgimento attivo da parte dei veterinari pubblici, deve poter contare anche sulla partecipazione attiva dei veterinari liberi professionisti, dato il loro contatto continuo e la loro conoscenza approfondita della realtà zootecnica. Attraverso il veterinario aziendale, inoltre, è possibile far arrivare agli allevatori le informazioni necessarie: l’importanza di svolgere una sorveglianza continua ed efficace per aumentare la fiducia dei consumatori e dei partner commerciali nei confronti di tutto il comparto zootecnico, la possibilità di usufruire di indennizzi per gli animali oggetto di sospetto clinico, patendo conseguenze minime per lo svolgimento della normale attività lavorativa ( è in fase di approvazione la trasformazione del sequestro dell’azienda in solo vincolo sanitario e l’eliminazione delle misure di sequestro del latte fino ad ulteriori conferme diagnostiche di laboratorio); la possibilità, nell’eventualità remota di malattia, di ottenere risarcimenti che tengano conto anche del valore genetico dei capi presenti”. Le conclusioni del Ministro Sirchia invitano il veterinario “ a dimostrare la propria esclusiva competenza professionale” e precisano: “ Non si richiede il riconoscimento della BSE, malattia insidiosa e proteiforme, quanto l’identificazione e l’approfondimento dei casi neurologici comunque emergenti nella popolazione bovina. Starà poi alle autorità sanitarie documentare tale attività e dimostrare l’attenzione con cui il nostro Paese segue il problema BSE”. A tal riguardo, la lettera accenna all’evoluzione della normativa UE orientata a “ registrare e a concentrare la sorveglianza attiva sui segmenti della popolazione bovina più a rischio, mentre l’efficacia della segnalazione dei casi clinici sospetti acquisirà il ruolo di garanzia dell’affidabilità dell’intero sistema”.