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RICERCA BSE NEI MUSCOLI E NEGLI OVINI

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Anche se la ricerca di Prusiner è stata ufficialmente accolta con freddezza, il Ministro Sirchia ha dato incarico all’ISS di approfondire le conclusioni dello scienziato americano, che giorni fa ha allarmato il mondo ammettendo la presenza del prione nei muscoli. All’Istituto Superiori di Sanità si continua però a parlare di “bolla di sapone”. Anche Mario Valpreda, responsabile dei servizi veterinari del Piemonte, sede del centro di referenza nazionale per la BSE, invita alla cautela: “E’ presto per lanciare un forte allarme anche perché non ci si deve allontanare troppo dai dati epidemiologici di trasmissione della malattia dall’animale all’uomo che resta ben al disotto di catastrofiche previsioni”. Per Nino Andena Presidente dell’Associazione Italiana Allevatori “è prematuro diffondere ai consumatori informazioni relative ad un modello indotto artificialmente”.
Intanto, a Parigi, l’Unità Farmacologia del CEA ( Commissariat à l’Energie Atomique) ha dimostrato che è possibile trasferire la BSE agli ovini, quando questi ultimi ingeriscono parti di bovino contaminate. Anche se non ci sono casi accertati di contagio tra ovini, il responsabile del CEA, Jacques Grassi, sta lavorando a un nuovo test in grado di distinguere la scrapie da un’eventuale nuova variante BSE. Il Centro sta inoltre lavorando ad un test da eseguire su bovini vivi: “Ma questa è una strada difficile – spiega Grassi – perché un test è affidabile solo se eseguito sulla parte cerebrale dei bovini e questo può avvenire solo post-mortem”.