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L’ISS NON SA FARE RICERCA

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I magistrati della Corte dei Conti sono severissimi nei riguardi dell’Istituto Superiore di Sanità e dichiarano: “Una parte dei fondi assegnati all’ISS nel 1993 per la realizzazione di immediate finalità di ricerca, è stata poi concretamente utilizzata nel 1999 per rifinanziare progetti la cui validità temporale era già scaduta, disponendone la proroga per ulteriori periodi: ciò a dimostrazione non solo di una lentezza nello smaltimento delle risorse, ma anche di una carente capacità di programmazione in ordine ai tempi e ai modi di realizzazione delle programmate iniziative”. Ma come si spiegano le inefficienze? Sempre per la Corte dei Conti i ritardi nell’utilizzo delle risorse “sembrano trovare ancora la causa prevalente nella perdurante carenza di figure professionali da adibire a compiti di ricerca, per sopperire ai quali l’ISS continua a fare cospicuo ricorso ad apporti esterni, attraverso contratti temporanei di collaborazione e borse di studio”.
Ma i giudici contabili della Corte hanno anche una soluzione: l’applicazione del Dpr 70/2001 emanato in attuazione dell’art. 9 del Dlgs 419/199 con il quale si è definito un nuovo assetto che configura l’ISS come ente di diritto pubblico, dotato di una più marcata autonomia”. Questo riordino dovrebbe consentire di affrontare con maggiore celerità i compiti attinenti all’attività di ricerca “anche attraverso una più accentuata utilizzazione di accordi con altri enti pubblici o privati”, favorendo la partecipazione “di nuove e più ampie professionalità” e raggiungendo l’obiettivo “del totale impiego delle risorse a disposizione”.