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CARAMELLI: IL PARERE DELL’AIVEMP

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"La Caramelli è un'altra che parla del lavoro degli altri dalla cattedra di un laboratorio - commenta Giuseppe Licitra, presidente dell'Associazione Italiana Veterinaria di Medicina Pubblica - sarebbe stato più corretto se avesse detto che nemmeno i veterinari del Centro di referenza per la BSE di Torino hanno evidenziato particolari sintomi clinici compatibili con la BSE nei focolai verificatisi in Italia, evenienza così strana da far pensare ad un percorso altrettanto strano in Italia. La dichiarazione della Caramelli sembra far capire che la stranezza dei sintomi clinici riferibili alla BSE in Italia derivi da una specie di ammutinamento professionale di tutti i veterinari operatori, che verrebbe a nascondere le evenienze sintomatologiche nervose. A mio avviso, sarebbe meglio rispettare l’operato dei colleghi partendo dal presupposto che tutti noi lavoriamo in scienza e coscienza e in base alle proprie conoscenze professionali. In questo momento da professionisti autorevoli come la Caramelli ci aspettiamo indicazioni utili per superare i motivi che a suo avviso ostacolano la denuncia di sintomi clinici riconducibili alla BSE. Credo che se l’attuale legislatore avesse seriamente valutato l’opportunità di avviare la figura del veterinario riconosciuto, affidandogli precisi compiti non saremmo qui a piangere o a colpevolizzare una veterinaria che, pensata dal legislatore e da noi applicata sul territorio, somiglia molto ad una catena di montaggio come dice la Caramelli sull’intervista al Corriere della Sera. Se tutto questo è vero, colpevolizzare i tanti veterinari che operano sul territorio è ingiusto perché, intanto non esclude nessuno e poi dobbiamo dire ad alta voce che nessuno ha pensato alla loro formazione, al contrario della Caramelli per la quale gli istituti, con fondi ben individuati dal sistema sanitario nazionale, hanno tentato di professionalizzare".