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I VETERINARI IN DIFESA DEI CAMOSCI

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La rogna sarcoptica sta colpendo i camosci delle Dolomiti. All'epidemia si aggiunge la caccia e così dei 1000 capi che si contavano nel 1995, oggi, se ne possono incontrare solo 250.
La rogna, arrivata in Alto Adige nel 1995, con l'acaro Sarcoptes scabei, è stata combattuta con la politica degli abbattimenti. Contrari gli esperti della Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino: "Non siamo d'accordo - ha detto Pier Giuseppe Meneguz - abbiamo visto che ci sono animali che sopravvivono. Non sappiamo ancora se sia una resistenza su base genetica o su base acquisita. Di fatto sparando ad un camoscio possiamo abbattere un animale che potenzialmente è in grado di guarire e che quindi costituirebbe poi un nucleo resistente alla malattia. I cacciatori non si nascondano dietro false ragioni. Queto modo di agire non può fermare la malattia, lo dimostra l'Austria ( da cui è giunta la rogna) dove hanno sparato a più non posso senza risultati. Meglio lasciar agire la selezione naturale che passa soprattutto attraverso le malattie".Come ha spiegato Luca Rossi, patologo veterinario della stessa Università, la rogna procura agli animali intenso prurito e debilita l'animale fino alla morte.