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AOSTA, GIP: AMPLISSIMO CONTESTO CRIMINALE

AOSTA, GIP: AMPLISSIMO CONTESTO CRIMINALE
"Le attività criminali per le quali si procede si collocano in un amplissimo contesto criminale". Lo sottolinea il gip Maurizio D'Abrusco nell'ordinanza di applicazione di 13 misure cautelari nell'ambito dell'inchiesta su bestiame contaminato e Fontine adulterate in Valle d'Aosta. "Le attività criminali per le quali si procede si collocano in un amplissimo contesto criminale". Lo sottolinea il gip Maurizio D'Abrusco nell'ordinanza di applicazione di 13 misure cautelari nell'ambito dell'inchiesta - condotta dai Nas di Torino, dal Corpo Forestale valdostano e dai carabinieri di Valpelline - su bestiame contaminato e fontine adulterate in Valle d'Aosta.

Contesto criminale - scrive il gip - "che si avvale di strutture imprenditoriali (aziende di allevamento di bovini, nel caso degli allevatori, laboratorio di analisi) e di specifiche professionalità nell'ambito del settore della zootecnia (nel caso dei veterinari del servizio pubblico e dei veterinari liberi professionisti convenzionati con l'Anaborava), preordinate al fine di commettere una serie indeterminata di gravi delitti".

In particolare si tratta di "delitti contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, contro la pubblica incolumità, contro l'economia pubblica e contro l'industria ed il commercio, secondo un piano criminoso mirato in via principale, ma non esclusiva, a realizzare un vero e proprio 'risanamento parallelo', attuato preventivamente e in contrasto con quello ufficiale, prodromico, in ultima istanza, a trarre in inganno gli enti pubblici quanto all'indebita erogazione di contributi nel settore della bonifica sanitaria degli allevamenti dalla tubercolosi e dalla brucellosi attraverso il risanamento degli allevamenti, con il risultato di esporre a pericolo beni primari quali, in primis, la salute pubblica".

Secondo il gip, infine, "gli elementi indiziari sopra evidenziati sono univoci, precisi, gravi e concordanti".

Dai controlli dell'Usl è emerso che sette aziende agricole valdostane che conferivano latte al caseificio D. erano "prive di registrazione per la produzione di latte crudo" e "hanno percepito illecitamente importi nell'ambito della campagna latte di qualità". A tal proposito "il veterinario, pur consapevole che per l'omessa registrazione delle aziende sono previste sanzioni, non ha provveduto a irrogarle".

La "Truffa del bovino" è invece il capitolo dell'ordinanza dedicato ai "comportamenti illeciti" in un laboratorio a cui "si rivolgono reiteratamente sia veterinari sia allevatori per far compiere l'accertamento diagnostico di malattie soggette a profilassi di Stato, tubercolosi e brucellosi, previa consegna di campioni di sangue illegalmente prelevato dai capi bovini dagli stessi proprietari degli animali o abusivamente da medici veterinari liberi professionisti, non formalmente incaricati dell'esecuzione delle operazioni di risanamento".

Lunga la lista degli allevatori che si sono rivolti al laboratorio. Nell'attività di "risanamento parallelo", secondo il Gip, risulta coinvolto anche un veterinario, mentre è stata rilevata la "condotta illecita di uno degli allevatori coinvolti nell'inchiesta per l'omessa comunicazione del mancato rispetto dei tempi di sospensione dei farmaci su una bovina.

Per quanto riguarda l'ultimo filone - quello dell'approvvigionamento in Svizzera di seme bovino da utilizzare per l'inseminazione - al centro dell'inchiesta c'é un allevatore, accusato di aver "introdotto clandestinamente sul territorio nazionale fiale di seme di bovino (oltre a medicinali ad uso veterinario) dalla Svizzera". Di tali operazioni, sostiene il gip, erano a conoscenza sia i vertici dell'Arev sia quelli dell'Anaborava. Dalle indagini è anche emerso che un veterinario si era reso "disponibile a produrre fiale artigianali e a effettuare fecondazioni con semi non certificati o autorizzati".

L'associazione nazionale allevatori bovini di razza valdostana (Anaborava) ha sospeso "in via cautelativa" i veterinari coinvolti nell'inchiesta sul bestiame "operanti in regime di convenzione libero professionale per la realizzazione dei Piani Regionali di Assistenza Tecnica". La decisione, spiega una nota dell'associazione, è stata assunta per "tutelare l'immagine istituzionale".

Infine, nell'utilizzo di fieno non valdostano - proveniente da Francia e Piemonte - sono coinvolte sette aziende agricole. L'uso di tale fieno per le mucche da latte viola il disciplinare per la produzione della Fontina dop. (ANSA).