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OSSERVAZIONI AL MASAF

SQNBA, antibiotici e veterinari: dubbi dal partenariato

SQNBA, antibiotici e veterinari: dubbi dal partenariato
Dal partenariato, l'organismo consultivo del Masaf, arrivano richieste di modifica ai disciplinari Sqnba. Numerose le osservazioni sulle bozze presentate il 17 aprile scorso dal Comitato Tecnico. Richieste di chiarimenti e altrettante obiezioni: critiche al livello 1 (riduzione degli antimicrobici) e osservazioni sul ruolo Veterinario.

I disciplinari, ancora allo stato di bozza, sono pubblicati dal Masaf che, per voce del Capo Dipartimento allo Sviluppo Rurale Giuseppe Blasi, fa saper di voler portare il Sistema a regime nel 2025.  AssoCertBio è alla testa delle richieste sulle tempistiche di attuazione del Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale.

Le organizzazioni degli allevatori, Coldiretti e Cia, si soffermano sui target di riduzione degli antimicrobici. Per la Conferazione Italiana Allevatori-non è opportuno vincolare un disciplinare di
qualità certificato ad un impegno previsto dal livello 1 dell’ecoschema 1. "Il parametro di riduzione annuale del 10% sarà necessariamente rivisto negli anni successivi"- obietta la Cia.
Critiche arrivano anche da Coldiretti che propone di "rimodulare ampiamente gli obiettivi annuali, individuando percentuali di riduzione antimicrobica effettivamente raggiungibili, a partire già dalla campagna 2024 e fino al termine del 2027".  Coldiretti chiede inoltre di "prevedere, nel calcolo dell’utilizzo del farmaco, deroghe specifiche in casi straordinari ben definiti in cui
il consumo di farmaci sia inevitabile (es. parti cesarei)".  Il Registro elettronico dei trattamenti veterinari "non fa alcuna distinzione sulle prescrizioni e i successivi trattamenti veterinari"- argomenta l'organizzazione- che suggerisce di "prevedere sul Registro elettronico dei trattamenti veterinari una sorta di flag per casistiche di “causa di forza maggiore” in cui il veterinario possa indicare quando la prescrizione e il ricorso all’antibiotico avvenga per situazioni di emergenza (per es. nei bovini un taglio cesareo oppure l’influenza dei vitelli) e non come prassi routinaria. Ad oggi- è la spiegazione-  non essendoci questo distinguo, molti allevamenti si sono trovati fortemente penalizzati, venendo escluse dal pagamento dell’Eco-schema 1 della PAC, non per “cattiva” gestione di stalla, quanto per aver ricorso a un trattamento per curare gli animali".

"L’uso dell’antibiotico non è una prassi che “piaccia” all’allevatore, anzi"- dichiara InterCarneItalia in documento in cui lamenta che "non sono noti i parametri utilizzati dall’algoritmo utilizzato per la definizione della DDDA". A questo riguardo - aggiunge- chiediamo ci vengano fornite tutte le informazioni necessarie per dare la possibilità agli allevatori di calcolare il valore DDDA aziendale autonomamente, per sopperire ai ritardi prima evidenziati oltre che per definire le strategie necessarie per far fronte a questo impegno".
Il responsabile dell’uso del farmaco è il veterinario aziendale. "Il fatto di vedere un aumento o una riduzione dell’uso del farmaco non può essere una discriminante".
Stabilire una congruità al disciplinare Sqnba attraverso il rispetto di un parametro "che non dipende da una scelta imprenditoriale, ma dalla somma di molteplici fattori a partire dalle condizioni sanitarie che versa il vitello all’arrivo"- secondo InterCarneItalia- "è fuorviante, e mette gli allevatori in difficoltà circa le scelte da fare".

Anche Confagricoltura, come Cia, reputa "non corretto" l'aver incluso nei disciplinari di produzione del Sistema Sqnba il principio di riduzione dell’utilizzo degli antibiotici come previsto per l’ecoschema 1 livello 1.  Confagricoltura esprime inoltre  "preoccupazione" per aver previsto l’attuazione tramite il solo “veterinario aziendale” del Decreto del Ministero della Salute del 7 dicembre 2017. "Riteniamo sia essenziale - scrive Confagricoltura- allargare la platea ad altre figure professionali evitando così il rischio di non avere sufficienti valutatori che possano dare il servizio a tutte le aziende zootecniche e su tutto il territorio nazionale, che inciderebbe anche sui costi del servizio offerto".
Alleanza delle Cooperative Aziendali ritiene "indispensabile che venga mantenuta la figura del veterinario incaricato soprattutto nelle filiere e che non venga imposto il veterinario aziendale. Questo risolverebbe il conflitto d’interessi e permetterebbe l’attivazione del sistema di certificazione che altrimenti troverebbe un ostacolo insormontabile". L'Alleanza solleva anche dubbi sui gas nocivi: "Considerando che sia per autocontrollo che per certificazione, saranno veterinari liberi professionisti a verificare questi requisiti", l'interrogativo è come verrà verificato questo parametro, in assenza di appositi apparecchi, e se si possa quindi considerare attendibile "un giudizio olfattivo".

L'inclusione del Sistema Sqnba nell'Ecoschema 1 della Pac- molto discusso dagli operatori- viene motivato dal Masaf con esigenze di compensazione economica e di accelerazione delle innovazioni richieste all'agricoltura europea. Il Sistema Sqnba si basa su una adesione "volontaria" ad una serie di impegni "che vanno oltre i pertinenti limiti minimi di legge". Per accelerare questo percorso, spiega il Masaf- il Piano strategico della Pac ha previsto l'attivazione di uno specifico intervento applicato a livello nazionale: "Eco-schema 1 - Pagamento per la riduzione della antimicrobico resistenza e il benessere animale". Oltre ai disciplinari, il Sistema Sqnba necessita di attivare il procedimento di certificazione previsto dal decreto 2 agosto 2022: valutatori e valutazione ai fini della certificazione Sqnba saranno materia di una circolare interministeriale, annunciata durante il convegno del 17 aprile. Nella stessa sede, il Capo Dipartimento Blasi ha informato la platea dell'avvio, all'indomani, di un confronto con le Regioni sugli antimicrobici.

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