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WEBINAR AISA

Benessere animale e disuguaglianza alimentare

Benessere animale e disuguaglianza alimentare
Gli italiani restano fedeli a una dieta alimentare equilibrata che privilegia i prodotti italiani perchè li considera sicuri e di qualità. Lo dicono i dati di SWG presentati questa mattina al webinar di AISA (Associazione Imprese della Salute Animale) intitolato “Benessere animale per mangiare e vivere meglio”. Sulle politiche sanitarie ed economiche pende la minaccia del food social gap.


Un panel di 60mila persone  decreta "un vero plebiscito" a favore del made in Italy di origine animale: il 71% degli italiani è a favore dell'italianità. Un dato di conferma, con alcune sorprese: i giovani consumatori "non si stanno allontanando dai prodotti di origine animale" e con pesanti rischi di "disuguaglianze alimentari". I dati di SWG, presentati da Riccardo Grassi, sono stati commentati questa mattina dalla Presidente AISA Arianna Bolla, insieme a Maria Caramelli, Luigi Scordamaglia e dalla Senatrice Caterina Biti durante il webinar “Benessere animale per mangiare e vivere meglio”.

Qualità e fiducia- La fiducia che gli italiani ripongono nel made in Italy va continuamente conquistata. Leggere in etichetta che il prodotto è italiano non basta, i consumatori vogliono conoscere le condizioni di allevamento degli animali produttori di alimenti. La domanda di informazioni sul benessere si rivela meno pressante fra i "carnivori" (1 consumatore su 5 fa del prodotto di origine animale il cibo prevalente nella dieta). L'interesse è paradossalmente più forte in coloro che fanno un consumo ridotto di alimenti di origine animale (meno di 25 grammi al giorno di carne è il dato medio stimato da Filiera Italia).

Il 57% degli intervistati conferma di seguire un’alimentazione composta in egual misura da alimenti di origine animale e non. Carne e latticini sono infatti preferiti dalla fascia di popolazione tra i 18 e 34 anni (18% del campione) che ne ha dichiarato un consumo fino a 4 volte a settimana. Per l’82% degli intervistati la qualità dei prodotti di origine animale è strettamente connessa a un allevamento di qualità. Un 15% è convinto che gli allevamenti siano luoghi di sfruttamento e maltrattamento.

Meno animali più benessere?
-  Se da un lato gli italiani sono disponibili a sostenere le imprese che agiscono eticamente, dall'altro conoscono poco la realtà degli allevamenti e avanzano tesi che fanno discutere gli esperti. Diminuire il numero di animali negli allevamenti aumenta il benessere e la lotta contro le resistenze antimicrobiche? Per Luigi Scordamaglia (Filiera Italia) l'innalzamento del benessere animale non si ottiene riducendo la produzione zootecnica "Finiremmo per dovere importare da Paesi che fanno un uso superiore di noi di farmaci, che emettono più CO2 e che utilizzano sostanze da noi vietate".

Il rischio di food social gap- Scordamaglia avverte: "In condizioni di crisi alimentare, anche le buone regole vengono derogate". All'orizzonte si stagliano rischi per le garanzie di approvvigionamenti alimentari. "La strategia Farm to Fork  "non generi food social gap"- prosegue Scordamaglia. "Nelle situazioni di crisi, aumenta la disuguaglianza alimentare, con aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. La crisi Covid ha dato un plus all'origine italiana, ma il made in Italy non deve diventare una nicchia per pochi. La più grande catena di fast food al mondo, in Italia usa solo carne di allevamenti al 100% italiani". Lo sforzo che gli allevamenti italiani stanno compiendo "è un valore che va tutelato per essere alla portata di tutti.Ridurre le produzioni nazionali penalizza chi ha minor capacità di spesa. Bene quindi la PAC con un ecoschema specifico su benessere antibiotici,"ma non una Farm to Fork che riduca la produzione.

L'equivoco degli antibiotici-  "Gli antibiotici non arrivano affatto nel piatto- ha spiegato Maria Caramelli- perchè viene rispettato il tempo di sospensione e perchè ci sono controlli sui residui. L'Italia è il primo paese a usare la ricetta veterinaria elettronica e la consapevolezza è cresciuta moltissimo in allevamento. Non altrettanto in campo umano". Se la zootecnia "ha fatto grandissimi passi avanti nella riduzione, risulta difficile invece contenere l'abuso ad esempio in campo pediatrico". Per Caramelli i timori sui residui di antibiotici negli alimenti si fondano su "un equivoco".Gli antibiotici" arrivano nell'ambiente. Il rischio di diffondere resistenze è un tema ambientale e non alimentare"- ha affermato. "Siamo il paese che tratta meglio i propri animali e con un sistema veterinario tra i migliori al mondo".

E' nell'interesse degli allevatori?- Il benessere animale è un fattore buona pratica. Chi ne dubita consideri il fattore della produttività: l'animale che non è in condizioni di benessere non dà alimenti di qualità. "Con i Ministeri - ha spiegato Scordamaglia- stiamo lavorando per creare un sistema, il Classyfarm, in cui gli allevamenti siano classificati e certificati sulla base del livello di benessere". Il prezzo della qualità è ben chiaro agli italiani: 2 italiani su 3 sono disposti a pagare di più- conferma Grassi.

Il ruolo del veterinario- "Gli allevatori non sono soli. L'Italia ha la medicina veterinaria e i controlli veterinari nel Ministero della Salute. E' un messaggio forte da dare, vuol dire che gli animali sono una questione di salute per tutti"- ha sottolineato Caramelli. " Il veterinario avrà sempre di più un ruolo cruciale, perchè combatte le malattie infettive emergenti. Il 70% delle malattie infettive sono diretta o indiretta provenienza degli animali". Ci sono anche risvolti economici: "Siamo sull'orlo di una crisi alimentare e le competenze vetereinari sono cruciali per i Paesi che sapranno usarle. Le malattie, lo vediamo con la PSA, non hanno frontiere.

Raccontiamolo meglio- Per la Senatrici Caterina Biti, l'Italia ha "normative eccellenti sul benessere animale. Siamo già ad un livello alto di tutela, dobbiamo essere bravi a comunicarlo. Anche le  amministrazioni devono  far sapere che negli allevamenti nazionali  si è investito moltissimo in benssere animale. I controlli ci sono e la qualità ha un costo. Raccontarlo meglio"- ha concluso.

Rassicurante con riserva- Il quadro delinato dalla ricerca di SWG è "rassicurante con riserva"- secondo la Presidente di AISA, Arianna Bolla, che sottolinea l'importanza di "fare in modo che ogni messaggio che esce dal comparto sia chiaro e convidiso". Temi complessi come quelli trattati dal webinar richiedono una comunicazione chiara. "Il gap sociale è da evitare, le istituzioni sostengano il comparto senza pesare sul consumatore finale"- ha concluso la Presidente Bolla.