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CONGRESSO ANMVI

Cercasi Veterinario: la svolta sono i giovani

Cercasi Veterinario: la svolta sono i giovani
Fare i conti con il cambiamento e farlo al più presto. E’ stata questa la definitiva presa d’atto che ha connotato lo svolgimento e le conclusioni del Congresso Nazionale dell’ANMVI. Sabato scorso nella sede cremonese di Palazzo Trecchi, l’ANMVI ha segnato il ventennale dalla sua fondazione (1999-2019)  facendo interagire alti esponenti della Categoria con le nuove generazioni.


La segnaletica del Congresso Nazionale ANMVI “Cercasi Veterinario” indica il presente. La percezione generale dei relatori e della platea riunita a Cremona sabato scorso è stata quella di un “Voi Siete Qui” sulla mappa del cambiamento in atto. Non a caso, il sottotitolo della giornata, “Prospettive a brevissimo termine” ha incalzato gli interventi,  moderati dal Presidente ANMVI Marco Melosi, a stringere il focus sull’immediato.

"Il vecchio non funziona più e il nuovo non è ancora ben definito” - Nella sua presentazione sul sistema universitario, Gualtiero Gandini (DIMEVET, Bologna) ha descritto una mutazione in atto. L'Università si è profondamente innovata su impulso della EAEVE (European Association of Establishments for Veterinary Education) e si sta adattando a nuove Day One Competences, sempre più orientate alle soft skills: al Medico Veterinario si chiedono anche competenze relazionali e multisciplinari, impensabili vent’anni fa ma indispensabili oggi. Tutto ciò richiederà anche un ripensamento dell'accesso, a partire dal test di ingresso che non seleziona per attitudine professionale, "con il rischio di piantare un albero destinato a crescere storto" - ha detto Gandini.

“Le previsioni sono sempre molto difficili da fare”- Lo sforzo di fare previsioni di lungo raggio può generare miraggi. Gandini ha proposto una rilettura critica delle proiezioni di “Vet 2020”, l’indagine condotta nel 2003 sulle prospettive occupazionali della veterinaria, che dava la sicurezza alimentare come il settore più promettente, a scapito del settore pet considerato volubile e instabile. Ora che il 2020 è alle porte si può dire che le cose non siano andate così. A confermarlo sono i numeri milionari della pet economy e i nuovi regolamenti europei che hanno profondamente cambiato l’approccio alle produzioni alimentari.

“Non più sanzioni, tutto sarà analisi del rischio”- Il pacchetto dei nuovi regolamenti europei è alle porte. Tempo pochi mesi, e se ne andranno in soffitta decine di vecchie direttive, portando con sé anche il Regolamento di Polizia Veterinaria. “Se la veterinaria saprà coglierle, questi regolamenti daranno molte opportunità sia nel pubblico che nel privato” ha detto Bartolomeo Griglio. Le nuove regole mettono l’accento sullo spostamento di competenze dall’intervento sanzionatorio all’analisi del rischio, “non il rischio come lo intendono comunemente i cittadini- ha spiegato Griglio-  ma un rischio da valutare in modo tecnico-scientifico, come solo i Veterinari sanno fare”.

“Siamo un Paese esportatori di veterinari”- I dati sulla mobilità europea portati da Massenzio Fornasier (Presidente di EVERI) dicono che la veterinaria italiana è la professione sanitaria che circola di meno all’interno della UE. Eppure, ci avviamo a diventare “esportatori di veterinari”, soprattutto verso il Regno Unito. Se da un lato la libera circolazione europea ha aperto una valvola di sfogo occupazionale alle professioni intellettuali e la FVE ha lavorato per far cadere le barriere intra-culturali, dall'altro la fuoriuscita di competenze veterinarie formatesi nel nostro Paese è un fattore di preoccupazione.
Non si corre solo il rischio dell’impoverimento intellettuale, ma anche di compromettere la sostenibilità dei numeri: quelli accademici e quelli previdenziali. I Veterinari saranno presto troppo pochi, al punto di doverli importare?

“Cambiare la narrazione sui giovani”- Conforta che- ad oggi- il 76% dei laureati in medicina veterinaria, dichiari di voler restare in Italia, un po' meno il fatto che concretizzare le aspirazioni professionali è difficile. I dati presentati da Erika Frosoni (Responsabile di SCIVAC Young) confermano la propensione all’esercizio professionale in una struttura complessa, a tempo pieno e con una remuneratività che consenta almeno l’indipendenza dalla famiglia, consapevoli di aver molto da imparare ma anche di avere la necessità entrare presto in esercizio anche per focalizzare gli indirizzi professionali sui quali puntare.
In sala alcuni giovani Colleghi del gruppo SCIVAC Young hanno raccontato la loro esperienza facendo da “reagenti” della discussione, in una platea di affermati professionisti stimolati a condividere  difficoltà e incoraggiamenti. Plasticamente fedeli al trend (più femmine che maschi), i neo Colleghi in sala hanno raccontato una Veterinaria di seconda generazione, figlia di “quella che ha inventato la Veterinaria quando non c’era niente”, che manifesta bisogni nuovi. “Ma non dite che i giovani non hanno voglia di sacrificarsi”- è stata la loro invocazione.

“Non è facile per nessuno”- La congiuntura occupazionale “non è facile per nessuno, né per chi dà lavoro né per chi lo cerca”- ha detto il Coordinatore nazionale Carlo Scotti anche in veste di componente di Giunta in Confprofessioni. Al di là di un contratto collettivo di lavoro di cui si sono dotate le libere professioni, l’ingresso del capitale finanziario nel mercato delle prestazioni veterinarie e la complessa configurazione dei rapporti di lavoro fra autonomi rende più ardua e rischiosa di un tempo la gestione di ogni struttura veterinaria che, piccola o complessa, deve ragionare in chiave imprenditoriale.

La Previdenza e l'Ordine- La tavola rotonda  di fine giornata  ha tirato le somme degli interventi con i Presidenti di ENPAV e di FNOVI, Gianni Mancuso e Gaetano Penocchio. Le analisi attuariali dell'Ente di Previdenza dei Veterinari descrivono una Cassa sostenibile e in equilibrio, ha rassicurato Mancuso, nonostante l'uscita "fisiologica" dalla professione dei babyboomers. Il ricambio generazionale dovrà però compensare i pensionamenti, è stata l'avvertenza del Presidente Enpav.
Dalla FNOVI sono arrivati importanti sottolineature sulla propulsione esercitata dalle tre "I" del Made in Italy sul settore delle produzioni alimentari (allevato, macellato, confezionato in Italia) e sulle proposte di un nuovo modello di scuole di specialità in grado di preparare un Veterinario Pubblico al passo con i tempi. La Federazione, ha detto Penocchio, ha ben presente il rischio dei worker doctors, lavoratori delle grandi corporates che spostando la prestazione sanitaria sul modello di business del commercio, rischiano di far diventare il Medico Veterinario "un accessorio della ciotola".
A tutela della deontologia e dell'indipendenza professionale del Medico Veterinario, il Presidente Penocchio ha esortato a rivolgersi correttamente all'Ordine, "che può intervenire- ha rimarcato- su esposti circostanziati e non per sentito dire".

Cercasi Veterinario: il programma del congresso ANMVI