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INDAGINE CENSIS

La crisi in tavola:smartphone più importante della carne

La crisi in tavola:smartphone più importante della carne
Il 12% delle famiglie ha tagliato la spesa alimentare. La crisi economica sacrifica i 'cibi alti' fra cui la carne. Ma secondo il Censis c'è chi riununcia alla 'fettina' per comprare lo smartphone. De Rita (Censis): un errore, ma il cittadino "oggi è l'arbitro dei propri consumi". Coldiretti: paura e manie incidono sulle scelte alimentari.

Dal Dopoguerra ad oggi, "ci sono voluti anni perché la carne diventasse un alimento consueto". Prima "c'erano soltanto pollo e maiale, una volta alla settimana. È stato grazie alle proteine se le nuove generazioni sono diventate alte". Giuseppe De Rita, presidente del Censis commenta l'indagine Gli italiani a tavola: cosa sta cambiando? che sarà presentata il 26 ottobre. L'evoluzione della dieta alimentare degli italiani, e del consumo di carne in particolare, racconta come si è trasformata nel tempo la società stessa e come sta cambiando oggi. Se mangiare ogni giorno, tutti e bene è stato il simbolo del raggiunto benessere degli italiani, oggi le diete riflettono sempre di più nuove disuguaglianze e falsi miti.

Del valore sociale dell’alimento carne e delle nuove disuguaglianze parleranno Giorgio Calabrese - Presidente Comitato Nazionale Sicurezza Alimentare Ministero della Salute- Massimiliano Dona - Segretario Generale Unione Nazionale Consumatori- Marino Niola - Antropologo Università degli Studi Suor Orsola Benincasa- Roberto Moncalvo - Presidente Coldiretti- Luigi Scordamaglia - Presidente Federalimentare.
Introdurrà i lavori
Maurizio Martina - Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali. La ricerca sarà presentata da Massimiliano Valerii - Direttore Generale Censis

Ceto medio impoverito, non povero- Il cibo non è più al primo posto nei consumi degli italiani? Il Censis preferisce parlare di "arbitraggio". "Se deve eliminarla del tutto sì. Ma è una fascia di popolazione limitata per fortuna".Secondo De Rita "ci salva ancora la dieta mediterranea", perchè "nelle case italiane si cucina". Tuttavia dall'indagine emerge un "ceto medio impoverito, di famiglie operaie costrette a fare delle scelte, non di povertà vera".  Per fortuna, spiega, quella che deve del tutto eliminare la "fettina" è "una fascia di popolazione limitata".

Una scelta non solo economica- In Italia la cultura del cibo buono resta trasversale ai ceti sociali. "Se una famiglia decide di risparmiare proprio sul mangiare vuole dire che ha fatto una scelta non soltanto economica". Sulla "nuova sobrietà" secondo Coldiretti incidono altri fattori. Quasi 1 italiano su 3 convinto che ci sono particolari tipi di alimenti che assolutamente non si devono mangiare e li esclude dalla dieta per motivi di salute.

1 italiano su 3 esclude cibi per paura- Un crescente numero di persone (30,4%)  "non segue più il buon senso del tradizione popolare secondo il quale mangiare poco di tutto è la migliore ricetta per vivere in salute", con quasi il 30% degli italiani orientato alla scelta prioritaria di alimenti che facciano bene alla salute e prevengano malattie". Una tendenza, rileva la Coldiretti, che porta gli italiani "a cercare ossessivamente i cosiddetti 'superfood' ai quali sono abbinate proprietà salutistiche, che spesso provengono da Paesi come Cina e India che hanno bassissimi livelli di sicurezza alimentare". E allo stesso tempo, sottolinea Coldiretti, si va anche affermando la crescita sugli scaffali dei prodotti "senza", come conferma l'aumento record del 50% nell'ultimo anno degli acquisti di alimenti 'senza glutine'. Ma crescono anche quelli senza lattosio, senza sale o senza saccarosio.

La dieta mediterranea- In questo contesto, secondo la Coldiretti, va segnalato però anche un rinnovato interesse tra gli italiani dei principi della dieta mediterranea: "nel 2015 si è avuta infatti la svolta, con il ritorno sulle tavole con un aumento degli acquisti che va dal +5% per il pesce al +19% per l'olio di oliva ma cresce anche la spesa per la frutta (+5%), per gli ortaggi freschi (+3%) e per la pasta secca (+1%)". Una storica inversione di tendenza che, conclude la Coldiretti, ha fatto registrare "un boom nel 2016 con i consumi di frutta e verdura che hanno raggiunto il massimo dell'ultimo quadriennio e quest'anno il consumo procapite di frutta e verdura sfiorerà i 320 chili a testa".

La dieta mediterranea fondata su una alimentazione variata con pane, pasta, carne, verdura, frutta, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari ha consentito agli italiani -spiega la Coldiretti - di conquistare il record nella longevità: nell’Unione Europea l’Italia si colloca al primo posto con 80,3 anni per gli uomini e al terzo per le donne con 85,2 anni. Un ruolo importante per la salute - conclude la Coldiretti - riconosciuto anche con l’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco che è avvenuto il 16 novembre 2010 e di cui tra poche settimane ricorrerà il sesto anniversario.