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REGOLAMENTO EUROPEO

Specie invasive, CESE: il nuovo PE se ne occupi presto

Specie invasive, CESE: il nuovo PE se ne occupi presto
Problemi climatici e migrazioni naturali verso Nord rendono necessaria una disciplina sulle specie invasive. Rischi sanitari, pericoli per la biodiversità e danni economici. Il Comitato economico e sociale europeo chiede che la proposta di regolamentazione della Commissione entri in vigore prima del 2016.
La Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni volte a prevenire e a gestire l'introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive  "potrebbe apparire tardiva a quanti avevano già da tempo lanciato l'allarme". A giudizio del CESE, la questione è stringente, tanto da essere auspicabile una rapida attuazione delle misure indicate dalle istituzioni europeee. Con alcune raccomandazioni.

Il CESE ritiene che la lotta alla specie invasive debba essere considerata una «grande causa» di interesse europeo. Si rallegra quindi dell'impegno assunto dalla Commissione ad adottare un dispositivo globale per contrastare tali specie alloctone invasive, ma le raccomanda di dare maggiori chiarimenti sulle cause di questi problemi, onde far apparire in tutta la sua evidenza la necessità di una massiccia mobilitazione dei soggetti interessati per fornire ogni informazione utile all'organismo competente in materia. Suggerisce inoltre alla Commissione di mettere in risalto le iniziative già intraprese per tentare di contrastare la proliferazione di specie che, una volta introdotte, hanno arrecato dei danni, ad esempio i programmi LIFE. Il Comitato dubita che sia legittimo limitare a 50 l'elenco delle specie invasive.

Il Comitato plaude all'intenzione della Commissione di associare i cittadini alla lotta contro l'attuale proliferazione di specie alloctone; auspica tuttavia che essi vengano invitati anche ad informarsi e a prendere parte alle azioni di prevenzione. Il CESE mette l'accento sull'importanza del ruolo che svolgono le organizzazioni della società civile, in particolare per quanto riguarda la gestione di spazi naturali o di aree ricreative.
Di conseguenza, il CESE invita la Commissione a prendere in considerazione l'idea di istituire un Osservatorio europeo delle piante alloctone invasive, competente sia per il quadro di valutazione europeo sia in materia di scambi con i paesi terzi. Secondo la visione del CESE, il nuovo organismo dovrebbe funzionare come punto focale ben individuato, in grado di avvicinare cittadini europei e comunità scientifica mobilitandoli su problemi concreti. Questo consentirebbe di valorizzare le iniziative locali e di evidenziare i punti di convergenza nell'ambito di un programma di comunicazione snello (pagine del sito web). A giudizio del CESE, la creazione di un simile osservatorio, incaricato di gestire le tematiche trasversali e pluridisciplinari, potrebbe costituire un fattore propizio all'indispensabile mobilitazione generale da parte di esperti, animatori presenti sul terreno e promotori di progetti.

Il sistema di sorveglianza, così come viene proposto nella comunicazione, dovrà essere approvato dall'insieme delle comunità scientifiche e contribuire alla definizione di un elenco di indicatori raccomandati dalla Convenzione sulla diversità biologica, in particolare dall'obiettivo strategico 9: «Entro il 2020, le specie esotiche invasive e i loro percorsi di penetrazione sono individuati e classificati in ordine di priorità, le specie prioritarie sono controllate o eradicate, e vengono attuate misure per gestire i suddetti percorsi onde prevenire la loro introduzione e insediamento.» Il CESE invita la Commissione a prendere in considerazione la creazione di un «gruppo di consulenza scientifica» (Scientific Review Group), come previsto dal regolamento (CE) n. 338/97, abilitato a modificare tale elenco di indicatori.

Il CESE apprezza infine il fatto che la Commissione, attraverso la problematica delle specie esotiche invasive, affronti anche la questione degli spazi lasciati all'abbandono (calanchi, linee ferroviarie abbandonate, ecc.), che spesso costituiscono fonti di infestazione e vie di diffusione e di colonizzazione, e auspica che il metodo che prevede l'eradicazione delle specie pioniere problematiche consentirà di creare imprese specializzate e posti di lavoro.

Gli effetti dovuti alle specie esotiche invasive hanno un impatto significativo sulla biodiversità, in quanto tali specie rappresentano una delle cause principali della perdita di biodiversità e dell'estinzione di alcune specie, e concorrono a questi fenomeni in misura sempre maggiore. Per quanto concerne l'impatto socioeconomico, le specie esotiche invasive possono essere vettori di patologie o cause dirette di problemi sanitari (ad esempio, asma, dermatiti e allergie), per non parlare dei danni alle infrastrutture e alle strutture ricreative, alla silvicoltura e all'agricoltura, che sono comunque solo alcuni dei settori colpiti. Si stima che i costi per l'Unione imputabili a queste specie ammontino ad almeno 12 miliardi di euro all'anno, e che siano in costante crescita.

Secondo il Comitato la Commissione farebbe bene ad assicurarsi che la comunità scientifica approvi il titolo stesso della comunicazione in tutte le lingue dell'Unione europea. Invece della terminologia impiegata nel titolo della comunicazione, nella versione linguistica francese il Comitato preferisce utilizzare il sintagma «espèces allogènes invasives» o «envahissantes» (in italiano: «specie alloctone invasive»).

La proposta di regolamento è al vaglio del Senato italiano.