• Utenti 11
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31331
DECADE LORDINANZA

Aggressioni canine: da domani vuoto legislativo?

Aggressioni canine: da domani vuoto legislativo?
Nel 2009 il Ministero della Salute abbandonava come anti-scientifica la black list dei cani pericolosi e con il cosiddetto 'patentino' promuoveva l'educazione al rapporto uomo-animale. Nel 2011 l'impianto normativo, tutto improntato al possesso responsabile, veniva differito di 24 mesi. Fino ad oggi, data di scadenza dell'Ordinanza ministeriale. Salvo proroghe.



I provvedimenti adottati nel 2009, un decreto e una ordinanza reiterata fino alla sua odierna scadenza, hanno costruito un impianto di forte responsabilizzazione individuale del proprietario e di educazione-formazione dei cittadini per prevenire episodi di aggressione sempre legati (specie in ambito domestico-privato) a cattive gestioni dei cani o cattive scelte del cane adatto. Centinaia di medici veterinari erano stati formati dal Ministero della Salute, dal Centro di Formazione per la Sanità Pubblica Veterinaria e dalla stessa SCIVAC, in collaborazione con SISCA, per fare da docenti ai corsi ai cittadini. I corsi, a suo tempo, videro Comuni, Asl, Facoltà, Ordini veterinari e Società Scientifiche impegnati nell'organizzazione e nel rilascio dei "patentini". La carenza di fondi (i percorsi facoltativi erano gratuiti per incentivare la cittadinanza a partecipare) ha fatto il resto. Resta il dato confortante, rilevato dalle più recenti indagini sull'opinione pubblica, è la radicata convinzione che il problema non sia il cane in sé, ma la sua gestione proprietaria.

Se il processo culturale si è arenato, non si sono fermate, invece, le cronache che registrano tutte le settimane almeno un caso di aggressione grave: o da parte di randagi (altra minaccia all'incolumità pubblica e alla proprietà) a danno di persone e altri animali, o da parte di cani di proprietà per improvvida gestione. I cani riconosciuti come morsicatori avrebbero dovuto concorrere, attraverso le anagrafi canine regionali, ad un censimento epidemiologico statisticamente affidabile degli episodi di aggressività e dei soggetti aggressori, che tuttavia a livello nazionale non esiste.

Per il Vice Presidente ANMVI Raimondo Colangeli, con delega alla medicina comportamentale, l'Ordinanza ministeriale "era di fondamentale importanza anche per la gestione ex post delle aggressioni, attraverso la figura del medico veterinario esperto in medicina comportamentale, giuridicamente riconosciuto proprio da un innovativo quadro legislativo discendente dall'Ordinanza stessa".
A farne le spese poi, quando capitano incidenti, è sempre anche il cane, portato via dal proprietario e "internato" in canile, quando si sarebbe potuto evitare di degenerare nel rapporto. "Educare al corretto rapporto con l'animale in famiglia e in società è un aspetto primario- rimarca Colangeli- Il secondo, forse ancora più cruciale, è quello della gestione dell'evento di aggressione e della valutazione che solo il medico veterinario comportamentalista ha la specializzazione idonea per farla. Non esistono cani pericolosi, esistono cani che possono rendersi protagonisti di episodi di aggressività, ma prima di emettere una sentenza di "comprovata pericolosità" bisogna passare per la visita e la diagnosi comportamentale. Troppa superficialità potrebbe indurre a saltare un passaggio fondamentale: distinguere- attraverso una diagnosi differenziale- se l'evento ha origine organiche nel soggetto aggressore o se ha origine patologica mentale".
"Dolore, alterazioni sensoriali, disordini metabolici, stato di malattia sono tutte situazioni che possono indurre l'animale a situazioni di irritabilità. Solo il medico veterinario comportamentalista può fare una diagnosi e aiutare il proprietario a prevenire e a curare il suo animale. Se la criminalizzazione dei cani non appartiene alla letteratura scientifica è anche vero che il cane va gestito correttamente tenendo conto delle sue esigenze di salute e di benessere. Una gestione scorretta - conclude Colangeli - può diventare la prima causa di aggressività".

Ad oggi la questione non ha trovato disciplina in uno strumento legislativo ordinario, a livello nazionale.