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ALMALAUREA: LAVORO NERO IN VETERINARIA

ALMALAUREA: LAVORO NERO IN VETERINARIA
Il dato più preoccupante è l'aumento del lavoro nero che supera il 10% e che riguarda soprattutto veterinari e architetti. Il reddito è sempre più basso. Il nuovo rapporto di Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati non dice nulla che non si sapesse già. ANMVI: dare nuovi strumenti contrattuali alle libere professioni.

Il nuovo Rapporto AlmaLaurea evidenzia la "robusta crescita del lavoro nero tra i laureati del 2007 a quelli del 2009". L'aumento del lavoro nero, che supera il 10%, riguarda soprattutto veterinari e architetti.

Il dato è preoccupante, ma non sorprendente secondo l'ANMVI che punta il dito su due fattori: la ben nota proliferazione incontrollata di laureati in medicina veterinaria degli ultimi dieci anni e soprattutto la mancanza di una disciplina contrattuale ad hoc per il lavoro libero professionale.

"L'esubero di laureati in medicina veterinaria - dichiara Carlo Scotti, Coordinatore di Confprofessioni-Sanità- è tale da non poter essere assorbito da forme di lavoro dipendente in senso stretto e non trova sfogo nel mercato della libera professione come lavoro autonomo, dove non c'è spazio per tutti e dove mancano del tutto forme di sostegno economico al lavoro intellettuale. Al contenimento dei laureati occorre affiancare una politica del lavoro specifica per i liberi professionisti".

E' quello su cui Confprofessioni sta lavorando al Ministero del Lavoro. "Abbiamo già un CCNL di lavoro per i lavoratori dipendenti- dichiara Scotti- ora dobbiamo individuare una fattispecie contrattuale per quella "zona grigia" che sta fra il lavoratore subordinato e il libero professionista che presta la propria attività per un altro libero professionista. Qui il diritto del lavoro non dà strumenti e in questo vuoto regolamentare si inserisce il sommerso".

Il mercato della libera professione è deformato da una pletora di professionisti che rende sempre più difficile la competitività a chi è già sul mercato e impedisce ai nuovi abilitati di trovare una collocazione. L'Università, in sostanza, laurea ma non colloca e genera una innaturale aspettativa occupazionale nel settore privato.

"Ma le strutture veterinarie private - aggiunge Scotti non possono fare da ammortizzatori sociali, rimediare ai danni di una programmazione accademica sconclusionata e compensare la mancanza di politiche del lavoro nel campo del lavoro autonomo. Non fingiamo di meravigliarci e di scandalizzarci di fronte a lavoro nero e sottoccupazione. Tutti sappiamo che generano evasione fiscale e previdenziale compromettendo la stabilità di un'intera Categoria sociale e che possono essere contrastati solo da nuovi strumenti contrattuali sostenibili per i liberi professionisti datori di lavoro e dignitosi per i professionisti lavoratori, senza snaturare la loro statura intellettuale e la loro autonomia professionale".

In campo veterinario, inoltre manca una regolamentazione del praticantato post laurea. In sostanza, ad oggi, il nostro Paese e il nostro Governo non hanno saputo produrre una analisi delle dinamiche del lavoro autonomo. Confprofessioni lo sta facendo e sta proponendo delle soluzioni, senza piagnistei e senza sconti".

 

Allegati
pdf SINTESI RAPPORTO ALMALAUREA.pdf