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DANNI DA FAUNA SELVATICA, PROPOSTE DALLE REGIONI

DANNI DA FAUNA SELVATICA, PROPOSTE DALLE REGIONI
Le specie che producono la maggior parte dei danni sono gli ungulati, cinghiale in primis, ma anche capriolo, cervo e daino. Incidenti stradali in continuo aumento: il problema è grave.La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha approvato un documento sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche. Analisi e proposte. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome nella riunione del 18 novembre ha approvato un documento per l'indagine conoscitiva sul fenomeno dei danni causati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e zootecniche.

I dati raccolti dalle Regioni e dalle Province autonome evidenziano che i danni causati dalla fauna selvatica alle coltivazioni agricole sono ingenti e presenti in tutte le Regioni ancorché differenziati in ragione del territorio, delle colture presenti e delle specie che li causano. Oltre ai danni alle colture sono ingenti anche i danni alla zootecnia e che le specie responsabili sono, non solo specie cacciabili, ma anche specie protette come ad esempio lo storno e il lupo.

Prendendo in considerazione le diverse specie che causano danni all'agricoltura, il documento delle Regione esamina i dati esistenti e formula proposte operative, tenuto conto il problema delle risorse finanziarie sempre più limitate. Le Regioni riaffermano la necessità di sollecitare il Governo tramite il Ministero dell'Economia e delle Finanze, per liberare lo stanziamento già previsto dalla legge di 5.164.564 euro, da ripartire tra le regioni per la realizzazione di programmi di gestione faunistico ambientale.

Le specie che generalmente producono la maggior parte dei danni sono gli ungulati, cinghiale in primis, ma anche capriolo, cervo e daino. Le popolazioni di ungulati sono in aumento esponenziale non solo in Italia, ma anche in Europa e con la crescita delle popolazioni sono cresciuti anche i problemi.
La normativa statale di riferimento non prevede una specifica disciplina, pertanto le Regioni propongono l'adozione di alcuni fondamentali principi fra cui:
• Gestione e/o controllo delle popolazioni di ungulati su tutto il territorio agroforestale (anche quello precluso all'attività venatoria) per garantire il mantenimento di densità definite e compatibili con le coltivazioni agricole presenti e le altre attività antropiche;
• Autonomia gestionale delle regioni per poter valutare ed implementare le strategie più opportune e funzionali al proprio assetto socio-economico e territoriale e per poter sempre più rivalutare tale patrimonio faunistico che dovrebbe costituire una risorsa del territorio anziché un problema.

Anche l'avifauna rappresenta una voce di danno importante soprattutto a carico di frutteti, oliveti, vigneti, coltivazioni arboree in genere, colture da seme e allevamenti ittici. Sono rilevanti anche i danni causati dalla fauna alloctona come nutria e scoiattolo, nonché dalle specie inselvatichite come il piccione. Il documento segnala la forte crescita delle richieste di indennizzo per i danni arrecati alle produzioni ittiche da uccelli ittiofagi e in particolare dai cormorani.

Il fenomeno degli incidenti stradali causati da fauna selvatica, infine, è in continuo aumento a causa soprattutto dell'aumento delle popolazioni di selvatici, specificatamente ungulati, ma anche istrici e piccola fauna stanziale. Ad oggi è pendente un'ingente mole di contenzioso presso la magistratura con il correlato impegno burocratico e finanziario della Pubblica Amministrazione coinvolta (Regioni, Enti locali e Uffici Giudiziari).
Alcune Regioni hanno sperimentato forme di assicurazione per coprire tali tipologie di rischi, ma gli esiti delle esperienze riportate al gruppo di lavoro sono contrastanti e non hanno evidenziato situazioni positive degne di segnalazione.
Il problema è grave ed è necessario un intervento, urgente, del legislatore in merito.