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STUDI DI SETTORE? NON PER CHI LAVORA SOLO E DA POCO

STUDI DI SETTORE? NON PER CHI LAVORA SOLO E DA POCO
La Cassazione respinge il ricorso dell'Agenzia delle Entrate: gli studi di settore sono inapplicabili al giovane professionista senza dipendenti. Per la Suprema Corte non si applicano per accertare il reddito del professionista che dimostra che nell'anno di imposta preso in considerazione esercitava da poco e senza dipendenti.

Non sono applicabili gli studi di settore per accertare il reddito del professionista che dimostra che nell'anno di imposta preso in considerazione esercitava da poco e senza dipendenti.

Lo ha stabilito la Corte di cassazione (sentenza n. 20210 del 24 settembre 2010) che ha respinto il ricorso dell'Agenzia delle Entrate. Al giovane professionista, un commercialista da due anni in attività senza collaboratori né dipendenti, era stato notificato un accertamento Irpef per il '96. La Commissione tributaria provinciale aveva annullato l'atto impositivo, e quella regionale (Lazio) aveva confermato le ragioni del professionista.

A questo punto l'Agenzia delle entrate ha fatto ricorso in Cassazione ma senza successo. E non è che l'ennesima sconfitta dell'amministrazione finanziaria, che ancora una volta si sente dire che gli studi di settore vanno messi da parte se gli standard non hanno corrispondenza con la specifica realtà di un professionista.

L'anno scorso, infatti (sentenza n. 26.635) la Cassazione precisava: "la procedura di accertamento standardizzato mediante l'applicazione dei parametri o degli studi di settore costituisce un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza non è ex lege determinata in relazione ai soli standard in sé considerati, ma nasce procedimentalmente in esito al contraddittorio da attivare obbligatoriamente".