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PET PASSPORT, CONSIGLI AL MEDICO VETERINARIO

PET PASSPORT, CONSIGLI AL MEDICO VETERINARIO
Cosa fare se il cliente si presenta in ambulatorio per le pratiche necessarie a portare il cane in vacanza quando è ormai troppo tardi? L'Avv Maria Teresa Semeraro, rispondendo a un quesito legale per conto dell'ANMVI, ha fatto il punto sul ruolo e le responsabilità del medico veterinario. Il consiglio è di non assecondare la pigrizia del cliente. E' pubblicato su Professione Veterinaria n. 23 un articolo a cura dell'Avv Maria Teresa Semeraro, consulente legale dell'ANMVI, sul ruolo e le responsabilità del medico veterinario quando il cliente deve espletare le formalità richieste dal pet passport. L'articolo prende le mosse da un caso prospettato al servizio di consulenza legale dell'Associazione.

"Quello delle vaccinazioni - spiega il legale- è l'adempimento maggiormente delicato per il medico veterinario, soprattutto perché è necessario essere bene informati su tempi e modi delle stesse". Attenzione anche al momento certificativo.

Cosa fare infatti se il cliente si presenta in ambulatorio per le pratiche necessarie a portare il cane in vacanza, poniamo in Inghilterra come nel caso realmente accaduto, quando è ormai troppo tardi? E cosa fare se insiste per ottenere le vaccinazioni e i timbri sul passaporto del cane? Il medico veterinario non ceda alle insistenze, perché alla frontiera il cliente non passerà e potrebbe per giunta arrabbiarsi con lui...

"Il mio consiglio per il medico veterinario- dichiara l'Avv. Semeraro- è di prestare molta attenzione al tema "vaccinazioni", sicuramente fin dal momento della prima richiesta di informazioni da parte del cliente, ma soprattutto al momento dell'apposizione dei timbri, perché con tale gesto il medico veterinario si assume tutta la responsabilità dell'idoneità dell'animale ad affrontare il viaggio".

Pertanto, quando il cliente chiede al veterinario cosa deve fare per poter portare il proprio animale all'estero," il professionista deve sì fornirgli le indicazioni necessarie, ma io consiglierei il veterinario anche di invitare il cliente ad informarsi egli stesso (ad es. chiedendo chiarimenti alla ASL territorialmente competente o anche al Consolato del Paese presso il quale intende recarsi), posto che la normativa in esame può cambiare da un momento all'altro, e non è facile essere aggiornati sul punto. Ciò fatto, il veterinario deve verificare che i tempi e i modi delle vaccinazioni siano stati tutti precisamente eseguiti (controllando i relativi referti, le date e quant'altro) e, nell'eventualità che il proprietario non abbia eseguito esattamente gli incombenti prescritti dalla normativa vigente, invitarlo nuovamente ad effettuare quanto necessario".

Non assecondare la pigrizia del cliente

L'Avvocato dell'ANMVI richiama inoltre l'attenzione del medico veterinario su un altro aspetto: " spesso i clienti sono poco propensi a mettere in moto la macchina dell'organizzazione delle vaccinazione del proprio animale, che comporta dei costi ed è impegnativa (basti pensare ai prelievi di sangue da far effettuare sei mesi prima del viaggio in Gran Bretagna e Paesi assimilati).
Il medico veterinario, però, non deve assecondare l'eventuale pigrizia del cliente, né deve "chiudere un occhio", ad esempio apponendo comunque i timbri se non è stato fatto tutto quanto necessario, ritenendo erroneamente che aver fornito al cliente raccomandazioni e spiegazioni esoneri il veterinario da responsabilità: nel momento in cui appone i timbri sul libretto, il professionista certifica che le condizioni di salute dell'animale sono idonee a farlo viaggiare, e di conseguenza se poi si accerta che così non è, soltanto il veterinario ne risponderà".

Occhio ai proprietari riottosi

"Se non vi ascoltano- conclude l'avvocato- è meglio rinunciare all'incarico, anche perché - consentitemi una piccola annotazione che nasce dall'esperienza - il cliente più indisciplinato è proprio quello che, in caso di problemi, per primo punterà l'indice contro il professionista!".