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FEDERALISMO, I DUBBI DELLA CORTE DEI CONTI

FEDERALISMO, I DUBBI DELLA CORTE DEI CONTI
Tutto il settore pubblico si deve porre obiettivi di semplificazione, trasparenza e conoscibilità dei flussi di informazioni "sia a fini di controllo e di lotta alla corruzione sia a fini di attendibile comparabilità dei costi di funzionamento". La Corte dei Conti mette in guardia dai rischi del federalismo: il decentramento istituzionale potrebbe compromettere questi obiettivi. I virtuosi obiettivi delle Pubbliche Amministrazioni, oggi tutti in risalto a causa di una situazione congiunturale molto critica, "rischiano di diventare di fatto non esigibili". Lo dice la Corte dei Conti, nel presentare alle più alte cariche istituzionali il giudizio sul Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2009.

Gli obiettivi che tutte le Amministrazioni devono perseguire (armonizzazione, semplificazione, trasparenza, circolarità elettronica e la conoscibilità dei flussi di informazioni), rischiano il fallimento "se persistono, molto forti, le troppe diversificazioni che oggi caratterizzano i modelli di organizzazione sulla cui base operano i soggetti che svolgono le attività amministrative e gestionali pubbliche".

Nella sua requisitoria, il Procuratore generale Mario Ristuccia, parla di un rischio che "si innalza nella prospettiva dell'incremento del decentramento istituzionale e amministrativo che va comunemente sotto il nome di federalismo e che, per sua intrinseca natura, non esclude inevitabili divaricazioni tra aree geografiche".

E ancora: "le diversità dei modelli di organizzazione e le diversità territoriali potrebbero determinare effetti congiunti di ostacolo rispetto alle capacità di risposta uniforme che le pubbliche amministrazioni devono dare ai bisogni dei cittadini in base a livelli essenziali delle prestazioni nonché alla stessa possibilità di realizzare una governance unitaria, anche solo conoscitiva, dei meccanismi di spesa incidenti sul bilancio complessivo del settore pubblico allargato".

"Alla varietà delle forme organizzative delle pubbliche amministrazioni - si legge nella requisitoria- corrisponde l'insieme sempre più monumentale di regole normative e di principi di funzionamento generali, che dovrebbero ispirarne ed improntarne l'azione pubblica. Ma le asimmetrie delle "forme" giuridico-organizzative di cui il legislatore - statale o regionale - riveste le pubbliche amministrazioni possono diventare fattori che agevolano l'elusione di regole e garanzie pubblicistiche generali oppure favoriscono le opacità gestionali".