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CETACEI SPIAGGIATI, ANALISI DELL’ IZS DI PORTICI

CETACEI SPIAGGIATI, ANALISI DELL’ IZS DI PORTICI
Sono terminati gli esami autoptici e di laboratorio effettuati all'interno dell'Istituto zooprofilattico di Portici sui cetacei spiaggiati negli scorsi mesi e morti per cause ancora non accertate. Antonio Limone: "Conoscere ciò che accade nell'ambiente marino significa avere cognizione del pesce che arriva sulle nostre tavole». Sono terminati gli esami autoptici e di laboratorio effettuati all'interno dell'Istituto zooprofilattico di Portici sui cetacei spiaggiati negli scorsi mesi (l'ultimo caso risale a non più di quindici giorni fa) e morti per cause ancora non accertate.

Particolarmente significativo è il caso della stenella striata, un mammifero della stessa famiglia dei delfini, spiaggiatasi il 16 maggio scorso alla marina di Eboli e trasportata da alcuni volontari di associazioni ambientaliste sulla spiaggetta adiacente al porto di Agropoli nel tentativo di farla sopravvivere. Si trattava di un esemplare di sesso femminile, della lunghezza di 1,6 metri.

Gli esami batteriologici hanno evidenziato la presenza negli organi interni di «escherichia coli» che possono essere trasmessi all'uomo attaverso le feci. «Questo vuol dire - spiega Fabio Di Nocera, il veterinario dell'Istituto zooprofilattico specializzato nella patolagia degli organismi marini - che avvicinarsi a un cetaceo spiaggiato, magari spinti dalla buona intenzione di prestargli soccorso, può comportare rischi per la salute umana. Nel caso della stenella di Agropoli, l'esame anatomopatologico ha evidenziato che il mammifero era affetto da un'enterite acuta emorragica nel primo tratto dell'intestino. Effettivamente il contatto diretto con le sue feci avvrebbe potuto contagiare i volenterosi soccorritori». Un mese prima, all'inizio di aprile, sul litorale salernitano si spiaggiò una balenottera minore, un cucciolo di circa sei mesi, della lunghezza leggermente inferiore ai quattro metri. Il piccolo era stato stroncato da una polmonite. Ancora un stenella, un anno fa, andò a morire su un'altra spiaggia del Cilento. «Nel suo corpo - ricorda Di Nocera - ritrovammo l'agente patogeno responsabile del mal rossino, una periocolosa forma di dermatite, che può essere contratta anche dall'uomo».

Per il professionista dell'Istituto porticese gli episodi appena citati non possono essere spiegati con l'inquinamento del mare a Sud di Salerno. «Le specie stanziali - ricorda Di Nocera - sono poche. I cetacei, invece, possono coprire molte miglia al giorno. Non esiste, dunque, un rapporto scientificamente dimostrabile sulla relazione tra il luogo di spiaggiamento di un cetaceo e lo stato di salute dell'antistante specchio d'acqua».

Il commissario straordinario Antonio Limone sottolinea il ruolo della struttura per lo studio e il monitoraggio anche dell'ambiente marino: "Una regione come la Campania - sottolinea - con più di cinquecento chilometri di costa non può non interessarsi a una delle sue maggiori risorse rappresentata dal mare. Credo che dovremmo conoscerlo meglio, così come meriterebbero di essere studiati anche gli effetti del processo di tropicalizzazione che sta interessando l'intero Mediterraneo, comportando una serie di modifiche della flora e della fauna marina». La questione ha rilevanza pratica molto importante. «Un osservatorio sul pescato e su quello che succede in mare, rappresenta una garanzia per la salute dei cittadini. In altre parole conoscere ciò che accade nell'ambiente marino significa avere cognizione del pesce che arriva sulle nostre tavole».