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TROPPI FARMACI PER L’UOMO AGLI ANIMALI

TROPPI FARMACI PER L’UOMO AGLI ANIMALI
Troppi farmaci per uso umano agli animali. Sono sul filo di lana linee guida ministeriali per l'impiego di medicinali cosiddetto in deroga, previsto da una legge specifica ma applicato con eccessiva disinvoltura. Marco Melosi intervistato dal Corriere della Sera: insufficiente l'attività di farmacovigilanza. Gaetana Ferri dal Ministero conferma.

Troppi farmaci per uso umano agli animali. Troppi antibiotici studiati e sperimentati per i bipedi che finiscono a cani, gatti, cavalli e altri quadrupedi. Fenomeno diffuso nella pratica ma che non può essere inquadrato con dati certi.

Su forte impulso del sottosegretario Francesca Martini, il ministero della Salute si sta muovendo sulla base di segnalazioni non circostanziate e su stimolo delle associazioni di categoria (allevatori, veterinari, produttori di mangimi). Sono sul filo di lana delle linee guida per l'impiego di medicinali cosiddetto in deroga, previsto da una legge specifica ma applicato con eccessiva disinvoltura.


Secondo regole fissate da una normativa europea l'animale da compagnia o da reddito dovrebbe ricevere come prima scelta il farmaco veterinario indicato per la patologia di cui soffre e, solo nel caso questo non esista o non possa essere importato da altri Paesi europei, dovrebbe essere curato con un prodotto per l'uomo basato sullo stesso principio attivo. Si chiama sistema «a cascata». Il problema è che nella prassi comune si passa direttamente al prodotto di uso umano anche quando quello per la specie è disponibile sul mercato. Un rischio per la salute del paziente perché si tratta di formulazioni e dosaggi di cui non si conosce l'effetto su altre specie.

Un secondo problema più volte sollevato dagli operatori del settore è l'insufficienza di segnalazioni di farmacovigilanza relative agli effetti collaterali. Secondo Marco Melosi, rappresentante dell'Anmvi (l'Associazione nazionale dei medici veterinari) al tavolo ministeriale sull'uso in deroga «sono molto scarse o assenti. E' una procedura da incoraggiare ricordando che è un obbligo da parte del medico». Gaetana Ferri, responsabile del dipartimento per la salute animale del ministero amministrato da Ferruccio Fazio, conferma. Nel 2009 il registro di farmacovigilanza ha raccolto appena 126 casi, più della metà riguardanti cani e gatti. Il ministero sta adottando una serie di misure per mettere ordine.


Sono già state predisposte linee guida per «istituire un percorso di tracciabilità del farmaco veterinario» che coinvolge produttori, distributori e centri di cura. Altra iniziativa: linee guida per la migliore gestione del sistema di farmacovigilanza «per implementare la raccolta di sospette reazioni avverse, la mancanza di efficacia». Un terzo provvedimento riguarda l'impiego e la detenzione di medicinali che devono essere gestiti soltanto dal medico veterinario, come ad esempio quelli per l'eutanasia.


Gli interventi incideranno in un mercato molto vivace anche in Italia. La stima del fatturato annuo delle aziende che producono farmaci veterinari è di circa 500 milioni, il 35% assorbito da confezioni per cani e gatti, il resto da animali da reddito (bovini, suini, avicoli). Secondo Pfizer, una delle industrie più attive nel settore con la sua Animal Health che ha lanciato molecole innovative, si registra un incremento annuo del 2-3%. Almeno 10 mila le confezioni del prontuario suddivise in 3.400 specialità. La metà circa sono indicate per cani e gatti. Le principali aree terapeutiche sul piano del fatturato riguardano gli antiparassitari, i vaccini e gli anti infettivi. In crescita anche i prodotti per piccoli animali e per patologie particolari come osteoporosi, malattie cardiache e renali. Ciò denota un aumento dell'attenzione al benessere del piccolo amico di casa ma impone anche l'adozione di misure di vigilanza, soprattutto per proteggere l'animale da somministrazioni sconsiderate, iperdosaggi e dallo sviluppo di resistenza agli antibiotici. Uno dei motivi per cui il farmacista, il cliente e, a volte, lo stesso veterinario sostituiscono il prodotto veterinario con un altro di uso umano è per risparmio.

Le medicine per gli animali hanno un costo elevato. Da sempre le associazioni chiedono al ministero delle Finanze la riduzione dell'Iva su prestazioni, farmaci e petfood dal 20 al 10%. Un Iva da beni di lusso. Il sottosegretario Martini è tornata dal ministro Giulio Tremonti per sostenere la causa. (fonte: Corriere.it)