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MICROCHIP NEGATO, UN CASO A FORLI’

MICROCHIP NEGATO, UN CASO A FORLI’
Un cucciolo di tre mesi, da Agrigento, viene ufficialmente dato in affido ad una famiglia di Forlì attraverso una onlus marchigiana. Il cane non ha il microchip e la veterinaria si rifiuta di metterlo. L'associazione animalista protesta: "Non siamo "trafficanti" di cani". Interviene l'Ordine: la collega ha agito in maniera corretta. Un cucciolo di tre mesi, da Agrigento arriva all'aeroporto di Bologna il 5 agosto. Ufficialmente deve essere dato in affido ad una famiglia di Forlì attraverso una onlus marchigiana. La veterinaria a cui viene chiesto di identificare il cane si rifiuta di eseguire la prestazione. Il quadro non è chiaro e il sospetto è di traffico illecito di cani.

Davide Rosetti, presidente del consiglio direttivo dell'Ordine dei Veterinari della Provincia di Forlì ha firmato una nota diffusa ieri dalla stampa locale in cui afferma: "Il medico veterinario deve rifiutare di prestare la propria attività quando vi è la possibilità di un'operazione illecita o di rischio per la salute del cane o dei proprietari. E quindi la collega ha agito in maniera corretta e doverosa".

"Per quanto riguarda i doveri del Medico Veterinario più volte richiamati nelle lettere ed e-mail giunte ai giornali - dice ancora Rosetti - vogliamo sottolineare quanto segue: Il medico veterinario deve rifiutare di prestare la propria attività quando dagli elementi conosciuti possa fondatamente desumere che essa sia finalizzata alla realizzazione di un'operazione illecita (art. 26 codice deontologico), deve inoltre segnalare se presenti, eventuali rischi per la salute del cane e dei proprietari"."Nel caso specifico quindi - sostiene ancora il presidente dei Medici Veterinari di Forlì - la collega ha tenuto un comportamento corretto e doveroso non applicando il microchip al cane, e segnalando ai futuri affidatari gli eventuali rischi di contagio. Tutte le considerazioni sanitarie fatte sulla stampa da coloro che, non solo non hanno mai visto l'animale ma non ne hanno neppure titolo per farlo, non sono, per quel che ci riguarda da considerarsi".

L'associazione animalista protesta la propria buona fede e dichiara: "non siamo trafficanti di animali". Tuttavia la cautela della veterinaria trova l'approvazione dell'Ordine: "Poiché da tempo i media, la stampa e i colleghi stessi denunciano adozioni e/o acquisti di cani via internet tramite associazioni cosiddette animaliste vogliamo sottolineare che molti di questi animali ,senza microchip vengono sottoposti a viaggi in auto o in aereo ,in età anche al di sotto dei 2 mesi di vita ,senza le minime norme di profilassi . Il sospetto di traffici illeciti collegati a ciò ha fatto si che a fine luglio l' argomento sia stato oggetto di interrogazione parlamentare" prosegue la lettera firmata da Rosetti.

Inoltre, aggiunge Rosetti, "Le norme nazionali e regionali ,come già spiegato dal servizio Veterinario dell' Ausl, sono chiare: è vietato movimentare cani non correttamente identificati". La Asl di Forlì, intervenuta secondo competenza, precisa che " quel cane non poteva essere movimentato dalla Sicilia senza microchip".

Sarà ora un'indagine appena avviata a dover chiarire se dietro l'arrivo di questi due cani dall'Italia meridionale ci sia un poco chiaro traffico di animali, magari non solo dai confini nazionali.