Così i ricercatori hanno scoperto 66 articoli da cui emerge questo legame. "Il nostro studio inoltre rivela che il rischio di zoonosi per i veterinari è spesso più elevato che per altri gruppi di lavoratori esposti a prolungato contatto con animali, come gli allevatori e quanti lavorano nelle fattorie - spiega Baker - Un dato importante, dal momento che i veterinari sono formati su come proteggere se stessi dalle zoonosi". L'indagine rivela dunque che i 'dottori degli animali' hanno un più alto rischio di essere infettati da vari patogeni, dall'influenza suina a quella aviaria, all'epatite E suina, alla
brucellosi, alla Chlamydia psittaci felina.
Andando a indagare sulle possibili fonti di infezione, i ricercatori hanno scoperto che i veterinari dimenticano spesso di usare protezioni come guanti e mascherine respiratorie, mentre visitano i loro pazienti. Parlando poi con questi specialisti, gli autori hanno appreso che gli indumenti protettivi vengono a volte trascurati perché scomodi, costosi, o perché si ritiene che il pericolo di una infezione da animali sia basso. Certo lo studio, riflettono i ricercatori, può non rappresentare tutte le realtà mondiali, anche se la ricerca è internazionale. Ma in ogni caso occorre "ripensare alle misure per proteggere i veterinari qui e all'estero dai patogeni di origine animale", concludono. (Adnkronos Salute)