L'avvio delle trattative è stato possibile a seguito dell'approvazione da parte di Palazzo Chigi degli Atti di indirizzo, che contengono rinvii normativi e soprattutto le indicazioni per gli aumenti economici, aumenti fissati al tasso di inflazione programmata.
Ma il 3,2 per cento non è adeguato secondo i sindacati, in quanto corrisponderebbe a 72 euro di aumento mensile lordo per il personale, 154 euro per i dirigenti non medici e 172 per i dirigenti medici.
La Federazione veterinari e medici (Fvm), dichiara: "Per aprire la contrattazione del II biennio del contratto nazionale del Ssn - continua in una nota - ci viene proposto di accettare un aumento del 3,2% complessivo per il biennio, mentre in un solo anno l'inflazione si è già mangiata il 3,3%. Su questa base non si può che prevedere un periodo di stagnazione dell'economia, e una recessione ancora più grave di quella annunciata". L'Anaao Assomed spera "che maturi la convinzione che la tutela della salute dei cittadini, i servizi dedicati, e i professionisti che lavorano nel servizio sanitario, rappresentano un elemento centrale della civiltà di un Paese. Una consapevolezza, questa - conclude - che ancora manca".
Ma oltre alla questione posta dai sindacati c'è anche quella della Ragioneria dello Stato e del Ministero dell'Economia che suggeriscono di stralciare la parte relativa alle risorse aggiuntive eventualmente reperibili a livello regionale, in quanto potrebbe rappresentare un ostacolo al contenimento dei costi del personale. Il riferimento è alla parte degli atti di indirizzo che prevede di destinare al personale parte delle economie aggiuntive conseguite con risparmi sul costo del personale da reindirizzare alla retribuzione di risultato e alla remunerazione della produttività.
Anche se si tratta di somme non consolidate, l'Economia sarebbe orientata a stralciare la previsione per non provocare una "dinamica espansiva delle retribuzioni del Ssn".