Sono molte le categorie professionali che stanno rivalutando la possibilità di reintrodurre tariffari minimi a garanzia della qualità della prestazione, contando su un diverso atteggiamento del nuovo Governo verso il mondo professionale. Nel campo medico-sanitario la reintroduzione dei tariffari minimi acquista un significato peculiare, nell'interesse degli stessi utenti e nel rispetto della salute e del benessere degli animali.
"Nel nostro specifico professionale- scrive l'Associazione al Ministro- le tariffe minime garantivano all'utente che la prestazione fosse di qualità professionale, rispettosa di garanzie minime, inderogabili, di rispetto della salute e del benessere dell'animale". Al di sotto questi limiti tariffari era impossibile dare al cliente (e al paziente animale) un parametro di valutazione della prestazione professionale.
L'eliminazione dell'obbligatorietà dei tariffari minimi, prosegue la nota, "non ha portato alla riduzione generalizzata delle tariffe, come sperava Bersani sulla base di ragionamenti fuori dalla realtà del mercato dei servizi, in quanto i veterinari esprimono da tempo richieste economiche piuttosto contenute per le proprie prestazioni, ma ha permesso che si creassero sacche squalificanti per la categoria, con prestazioni offerte sottocosto che esprimono soltanto comportamenti di malpractice di fronte ai quali gli Ordini non hanno più neppure l'"arma" del tariffario".
L'unico ambito in cui non hanno trovato applicazione le norme liberalizzatrici è il Servizio sanitario nazionale, incluse le convenzioni con lo stesso. Il Decreto Bersani inoltre fa salve le " procedure ad evidenza pubblica" per le quali " le stazioni appaltanti possono utilizzare le tariffe, ove motivatamente ritenute adeguate, quale criterio o base di riferimento per la determinazione dei compensi per attività professionali". Sono numerose anche in questo caso le procedure di appalto al ribasso delle prestazioni professionali, a tutto discapito della garanzia e della qualità.