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ACCESSO, ANMVI: LEGISLATORE IRRESPONSABILE

Il Presidente dell’ANMVI, Carlo Scotti, ha chiesto un’audizione urgente al Presidente della Commissione Cultura della Camera in merito alle proposte di legge che vogliono abolire l’accesso programmato alla facoltà di medicina veterinaria. “Il Legislatore - commenta Scotti- dimentica che la Costituzione non tutela solo il diritto allo studio, ma anche il diritto al lavoro e oggi la laurea in medicina veterinaria non dà più sbocchi occupazionali. Siamo stati ricevuti dal Quirinale proprio su questo, portando migliaia di firme di Colleghi”. Per il Presidente dell’ANMVI “è da irresponsabili prevedere di abolire il numero programmato, senza aver prima condotto alcuno studio economico-occupazionale sulla professione veterinaria e sulla condizione dei neo-laureati in questa disciplina. Queste proposte di legge sono rivelatrici della scarsa propensione a riformare davvero la formazione universitaria italiana in direzione di un innalzamento della qualità, specie nelle discipline medico-scientifiche, dove è la stessa Europa a giudicarci carenti”. Quella del numero programmato- prosegue il Presidente dell’ANMVI- “è una misura che va incontro prima di tutto alle aspiranti matricole, sbaglia chi continua a considerarla una forma di protezionismo corporativo: si tratta infatti di evitare un sovrannumero di laureati destinati alla disoccupazione e di garantire, a chi entra nelle Facoltà, un rapporto qualitativo tra didattica e formazione. Oggi questo rapporto quali-quantitativo è inesistente in molti corsi di laurea. Il passato ha dimostrato che l’aumento degli iscritti soddisfa solo le esigenze di auto-riproduzione dell’Università. Il presente conferma invece che questa laurea non è competitiva sul mercato del lavoro ed è sotto la minaccia dell’erosione di competenze”. Riferendosi infine al tavolo governativo del Welfare dove ANMVI è rappresentata da Confprofessioni, Scotti conclude: “non si può chiedere alle professioni di fare da ammortizzatori sociali e correggere le colpevoli distorsioni dell’Università. E’ ora che le università italiane facciano i conti con il mercato del lavoro e non più con il mercato degli iscritti”.