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FAO, ZOOTECNIA INDUSTRIALE E RISCHI SANITARI

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I cambiamenti nella produzione globale di carne, attraverso una zootecnia industriale e concentrata, potrebbero aumentare il rischio di trasmissione delle malattie dagli animali agli esseri umani. La produzione di alimenti animali su scala mondiale è infatti interessata da una trasformazione che potrebbe comportare un incremento del pericolo di trasmissione delle malattie. È quanto rileva la FAO, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura, nel documento "Produzione industriale zootecnica e rischi globali per la salute": "Nel futuro, il rischio di trasmissione delle malattie dagli animali all'uomo aumenterà a causa della crescita della popolazione, sia umana che animale, dei cambiamenti dinamici nella produzione zootecnica, della nascita di reti agroalimentari su scala mondiale, e del notevole incremento della mobilità di persone e di beni".La diffusione di una maggiore ricchezza e l'aumento della popolazione mondiale determinano un aumento della domanda e del consumo di carne. Per questo la produzione zootecnica industriale è diventata più concentrata. Su scala globale, sono le produzioni avicole e suine i settori a più alta industrializzazione e con tassi di crescita pari al 3,7 e al 2,6 per cento rispetto al decennio passato: nei paesi industrializzati la maggior parte dei polli e dei tacchini viene prodotta in stabilimenti che possono contenere da 15.000 a 50.000 capi. Inoltre la produzione industriale suina ed avicola si basa su un imponente movimentazione del bestiame vivo: nel 2005, ad esempio, quasi 25 milioni di capi suini, più di due milioni al mese, sono stati oggetto di transazioni commerciali internazionali. Tutto questo, afferma la FAO, aumenta la possibilità di trasmissione degli agenti patogeni.Da qui l'invito a investire maggiormente in biosicurezza: i siti produttivi, afferma l'Organizzazione Onu, non dovrebbero essere costruiti vicino agli insediamenti umani, le aziende dovrebbero essere pulite e disinfettate regolarmente, i movimenti dello staff e dei veicoli dovrebbero essere controllati, si dovrebbe attuare la formazione degli impiegati in biosicurezza. "Non vi è dubbio che il mondo debba dipendere da alcune tecnologie proprie dei sistemi intensivi di produzione degli alimenti animali - ha detto Joachim Otte, esperto di politiche zootecniche della FAO - Ma si dovrebbe evitare l'eccessiva concentrazione di capi di bestiame nelle unità di produzione industriale su larga scala e si dovrebbe investire in modo adeguato per innalzare il livello di biosicurezza e migliorare il sistema di monitoraggio delle malattie, a salvaguardia della salute pubblica". (helpconsumatori)