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ANMVI: I MALI DEGLI ATENEI NON SONO I TEST

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Il Ministro dell’Università Fabio Mussi ha nuovamente espresso l’intenzione di ridurre i corsi di laurea a numero chiuso, ma non quelli a medicina veterinaria. Sulla polemica innescata dai recenti scandali sui test di ingresso alla facoltà di medicina, Mussi risponde a quanti, nei giorni scorsi, avevano suggerito l'abolizione del numero chiuso: "Ci sono regole da rispettare. L'Italia è vincolata da obblighi comunitari a stabilire il numero di studenti che si possono iscrivere. Ma - precisa - questi obblighi riguardano solo alcuni corsi di laurea, cioè medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentarie, medicina veterinaria, corsi direttamente finalizzati alla formazione di architetto''. L’ANMVI ha inviato una lettera di apprezzamento al Ministro, ricordando che l’accesso con la modalità del test anonimo è prevista in Europa ed è coerente con quei percorsi di garanzia della qualità riconosciuti come prioritari delle agenzie nazionali non da ultima dalla nascente ANVUR. Tuttavia – prosegue la nota - un ulteriore passo verso il miglioramento dell’efficacia dei test – al di là degli scandali- dovrebbe essere quello di rendere le prove più pertinenti con le discipline di studio previste dai corsi di laurea. Ciò consentirebbe di legare maggiormente le selezioni alla motivazione e alla preparazione piuttosto che ad un generico nozionismo. Le prove d’accesso devono soprattutto rappresentare un saggio di ciò che il corso di laurea prevede, affinché tanti ragazzi si rendano conto che quella del veterinario è una professione medica, che richiede preparazione e attitudine scientifica. La mancanza di un serio programma di orientamento è responsabile dell’inconcepibile assalto ad una professione che non dà più lavoro: alle prove di ammissione del 6 settembre si sono presentati 4782 aspiranti veterinari. Intanto è all'esame della Camera un decreto legislativo, varato nel luglio scorso da Mussi e dal ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, che prevede un meccanismo diverso per decidere le ammissioni alle facoltà con sbarramento. Se ora la valutazione poggia al 100% sul test, il decreto prevede l'introduzione di un sistema di 105 punti, di cui 80 attribuibili con il test e 25 da ricondurre al risultato scolastico medio degli ultimi tre anni delle superiori e al risultato della maturità.