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BSE, SI FANNO MENO CONTROLLI?

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Misure disciplinari rispetto ai funzionari responsabili dei mancati controlli e spiegare per quale ragione molte Regioni meridionali non hanno effettuato i controlli anti-BSE sui bovini. Sono le richieste che i parlamentari Giovanni Fava, Alessandri, Pini, Montani, Allasia e Fugatti hanno rivolto ai ministri della salute e dell’agricoltura il 2 agosto scorso. Gli interroganti si basano su uno studio svolto dal CEA (Centro di referenza nazionale per lo studio e le ricerche sulle encefalopatie animali e neuropatologie comparate), che ha evidenziato che in alcune Regioni, ed in particolare nelle Regioni meridionali, la quantità di animali «non» testati raggiunge percentuali abnormi: Sardegna 89,9 per cento; Calabria 55,9 per cento; Sicilia 55,5 per cento; Basilicata 33,2 per cento; Abruzzo 33,0 per cento; Molise 32,1 per cento. Lo studio citato era stato commissionato dal Ministero della Salute per quantificare l'entità di mancati controlli «anti-BSE» sui capi bovini avviati alla macellazione, dopo i controlli del 2006 dell’ Ufficio Ispettivo alimentare e veterinario della Commissione europea (FVO). A giugno 2007, il Ministero della salute ha informato gli Assessorati Regionali alla Sanità che gli Ispettori Comunitari hanno evidenziato:a) carenze a livello centrale nell'attività di controllo relativa alla sorveglianza sui bovini morti di età sopra i 24 mesi;b) le Regioni, esclusi rari casi, pur potendo accedere ai dati presenti nella BDN (banca dati nazionale - anagrafe bovina) e CEA (Centro di referenza nazionale per lo studio e le ricerche sulle encefalopatie animali e neuropatologie comparate), non effettuavano a loro volta verifiche incrociate per accertare il livello di applicazione delle prescrizioni comunitarie in materia di sorveglianza sui bovini morti;c) le discrepanze rilevate, sommate ad altre carenze emerse nell'ambito della sorveglianza attiva e passiva, facevano ritenere che i dati sulla sorveglianza BSE in Italia non fossero del tutto attendibili. Sempre secondo gli interroganti, il Ministero confermava che “circa il 90 per cento dei capi del campione esaminato non era stato effettivamente testato per BSE;estendendo i dati dello studio ai dati complessivi della sorveglianza riferita al solo I semestre 2006 si desume che non sono stati sottoposti a test nel periodo di riferimento circa 8.500 capi; in relazione a quanto sopra si reputa non più rinviabile il controllo periodico da parte delle Regioni...” La nota del Ministero della salute, citata dai parlamentari, ”si conclude con l'allarmata e sconfortante affermazione che: «Senza l'individuazione di apposite soluzioni si ritiene che il problema permarrà, con imprevedibili conseguenze sul processo di categorizzazione dell'Italia in relazione al rischio BSE, che come è noto condizionerà in futuro la commercializzazione in ambito comunitario e internazionale di bovini vivi e prodotti». Pertanto, l’ interrogante primo firmatario, On Fava ( Lega) esprime il timore che il minor numero di casi di BSE accertati a far data dal 2004, «non» sia riconducibile ad una progressiva estirpazione della malattia, ma al «venir meno» dei controlli;la presenza di quella che si configura come un vero e proprio «buco nero» nei controlli anti-BSE, rappresenta un grave pericolo per la salute dei consumatori, ed altresì fonte di potenziale rischio economico per l'intero comparto zootecnico nazionale”.