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PISA, UN MASTER SENZA LA LAUREA IN VETERINARIA?

Una lettera a firma del presidente dell’ ANMVI e indirizzata all'Università di Pisa ed al MIUR è stata inviata a fine agosto per evidenziare le conseguenze del Master in Medicina Comportamentale degli Animali d’Affezione sull’utenza e sulla professione. La lettera, predisposta dai legali dell’Associazione, invita i destinatari ”ad inibire ai soggetti non laureati in Medicina Veterinaria qualsivoglia utilizzazione del Master in Medicina Comportamentale” che la Facoltà aveva aperto anche a laureati in discipline diverse dalla medicine veterinaria. Nel 2002 il Direttore del Dipartimento di Anatomia, Biochimica e Fisiologia Veterinaria della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Pisa emanava il bando di concorso per l’ammissione al Corso di Perfezionamento in “Scienze Comportamentali Applicate”. Il bando, indicava i laureati in Medicina Veterinaria come coloro ai quali la tipologia del Corso era rivolta “in modo particolare”, aggiungendo tuttavia che il Corso stesso era rivolto “anche ad altri laureati che possiedano un’adeguata preparazione scientifica di base relativa agli argomenti trattati”. Ciò ha significato l’accesso al Corso da parte non soltanto di laureati in Medicina Veterinaria, ma anche in altre e diverse discipline. Successivamente, scrive Scotti, il corso è stato inopinatamente trasformato in Master e il risultato è che, all’oggi, laureati in svariate discipline (psicologi, biologi ecc.) si trovano in possesso di un titolo di Master in “Medicina comportamentale degli animali d’affezione” senza essere medici veterinari. L’attribuzione di tale titolo- scrive il Presidente dell’ANMVI- ed il conseguente utilizzo che può farne chi ne è giunto in possesso pur senza essere medico veterinario, ha determinato una situazione tale per cui il potenziale cliente si trova ad avere indicazioni che possono indurlo in errore, portandolo a ritenere che il professionista che ha conseguito il suddetto Master sia in realtà un medico veterinario. Tale deduzione facilmente può determinarsi tra le persone comuni, che nulla sanno di discipline di questo tipo, e si risolve in un danno tanto per l’eventuale cliente, quanto per il medico veterinario. Il primo, infatti, ritiene di rivolgersi ad un medico veterinario e finisce invece per incaricare un professionista sprovvisto della competenza ritenuta erroneamente sussistente; il secondo vede soggetti, privi della necessaria preparazione in campo veterinario, porsi in diretta concorrenza con la categoria rappresentata dalla scrivente Associazione.