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ANTIDOPING, M.D’ERIL: SI GIOCA A GUARDIE E LADRI

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“Il cavallo non è per nulla uscito dalla realtà e dal vissuto quotidiano, anche se certamente la fase evolutiva in corso è piuttosto difficile”. Il commissario governativo dell’UNIRE Guido Melzi d’Eril, chiamato in Commissione Agricoltura per una audizione, ha parlato dell’attività dell'ente e dell'attuale condizione del settore ippico in Italia. Nel corso di una relazione definita ”sociologica” dall’On Giuseppe Francesco Maria Marinello, Melzi d’Eril ha dichiarato che “la situazione dell'UNIRE è quella di un ente che, nel tempo, ha forse esteso troppo la propria attività”. Il settore- che occupa circa 30.000-40.000 persone- ha ottenuto dei “risultati tecnici” nell'affermazione del cavallo italiano da corsa su scala internazionale, ma è in difficoltà a causa del “calo notevolissimo” nelle scommesse, fonte fondamentale di finanziamento per l’Ente: “ non siamo più tanto «interessanti» per i Monopoli di Stato” -ha dichiarato Melzi d’Eril- aggiungendo che benchè il Ministero delle politiche agricole sia sempre stato vicino all'ente, sostenendolo nei suoi percorsi, "bisogna trovare al più presto un equilibrio”. Quanto ai bilanci: “per cinque mesi, l'UNIRE è rimasta senza collegio dei sindaci, che è stato nominato nei giorni scorsi e ha soltanto ora iniziato la sua attività. Penso che, nel giro di tre o quattro mesi, sia possibile approvare i bilanci e guardare con più serenità al futuro”. L’On Marinello e altri parlamentari presenti hanno sollevato questioni amministrative, di compatibilità di incarichi, di ricorso a tecnici esterni e di possibili conflitti di interesse, domande per le quali in Commissione si è suggerito di interessare più opportunamente il Ministero delle Politiche Agricole e alle quali il Commissario ha comunque dato risposte, riferendo di una “situazione di assenza totale di tecnici qualificati all’interno dell’Ente che non si sono potuti assumere nel tempo”. Marinello ha anche posto l’accento sui “sistemi di controllo e la trasparenza, che oggi si impongono nel mondo delle corse, relativamente agli accertamenti che riguardano l'utilizzo delle sostanze dopanti. Vorrei sapere – ha chiesto Marinello- se non si renda opportuna una notevole riduzione delle spese, anche attraverso l'eventuale liquidazione di UNIRELAB, affidando i controlli agli istituti e laboratori riconosciuti dal Ministero della salute e differenziando i laboratori di prima e seconda analisi. Tra l'altro, lamentiamo che il settore del doping è diretto da un decennio dalle stesse persone (lo ricordo nel massimo rispetto per le persone che hanno svolto questa funzione). A nostro avviso, ciò non risponde ad una logica di buona amministrazione, posto che gli avvicendamenti servono proprio a smuovere le acque ed evitare possibili ed ipotetiche «incrostazioni». D’Eril ha così risposto: “per quanto riguarda il doping, dico semplicemente che una commissione ha lavorato su questo problema, delicatissimo per tutti gli sport, non solamente nell'ippica. È un discorso di «guardie e ladri»: si continua a rincorrere disperatamente nuovi prodotti e per ognuno di essi occorre fare grossi investimenti, che non sempre l'ente è in grado di effettuare. Si tratta quindi di un grosso problema perché, benché in Italia vi siano altri punti di analisi, l'unico laboratorio tossicologico per animali è UNIRELAB. Esso ha intrapreso un certo percorso per ottenere la certificazione, nonostante tale requisito non fosse vincolante, ma solo suggerito. Le analisi di UNIRELAB sono già assolutamente probanti, ma tra giugno ed ottobre arriverà comunque questo riconoscimento. Per quanto riguarda il fatto che da dieci anni ci siano sempre le stesse persone, non credo sia così semplice, per un ente pubblico, accantonare talune figure senza motivi plausibili o far fare ai tossicologi un altro mestiere. La sua considerazione può essere condivisibile, ma di fatto non credo si possa dire «arrivederci e grazie» a qualcuno, solo perché è presente da dieci anni. Riguardo al doping, è chiaro che tutti i vincitori di corse designati dalla giuria vengono sottoposti ai controlli. Il fenomeno esiste, come in tutti gli sport, e forse anche in misura minore, ma indubbiamente si tratta di una pratica che si autoalimenta. Lo sconfitto, in una corsa di cavalli, come in altre discipline sportive, accusa sempre il vincitore di essere «dopato». I controlli previsti sono comunque efficaci: esistono recinti di isolamento per i cavalli che fanno un certo tipo di corse importanti, e in qualunque momento e in ogni allevamento esiste la possibilità di fare analisi tossicologiche. Sono state fatte addirittura analisi ai cavalli portati alle aste, quindi non ancora in corsa, per verificare che non fossero stati trattati con anabolizzanti. La ricerca avviene quindi in profondità, ma la materia resta comunque difficile perché, come dicevo prima, si gioca sempre a «guardie e ladri». ( fonte: camera.it)