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ANTINORI: MIGLIORA LA CLONAZIONE ANIMALE

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Severino Antinori, presidente della società italiana di medicina della riproduzione, rilancia la clonazione animale; intervenendo ieri ad un convegno sulla riproduzione genetica ad Amsterdam promosso dalla organizzazione olandese per la ricerca scientifica ha affermato che le sperimentazioni di clonazioni sugli animali, per il ginecologo Severino Antinori, stanno portando risultati migliori, che dipendono, ha riferito, da una maggiore qualità nelle tecniche utilizzate. Le deformazioni diminuiscono e aumenta la sopravvivenza degli animali, ha spiegato il ginecologo, soprattutto nei conigli. Dopo la morte della pecora Dolly, causata da una malattia polmonare irreversibile che ha portato i veterinari scozzesi a procedere all’ eutanasia dell'animale, la comunità scientifica internazionale si è interrogata sui difetti biologici che hanno colpito gli animali clonati ( i.e. artrite, diabete, malformazioni, malattie che colpiscono cuore, fegato e reni). Uno studio pubblicato alcuni mesi fa da Nature Biotechnology per la prima volta ha passato in rassegna i dati sulla salute degli animali clonati tra vitelli, pecore, capre, maiali e topi. Dei cloni esaminati, il 77% risultava sano alla nascita. Nel 23% dei casi, quindi i cloni sono nati portatori di difetti e malformazioni. La sorpresa viene pero' dai controlli sulla salute dei cloni fatti qualche mese dopo la nascita. Vitelli perfettamente sani alla nascita sono diventati diabetici nell'arco di otto mesi; altri, che gia' alla nascita mostravano qualche problema, dopo un periodo variabile tra uno e quattro anni hanno cominciato a soffrire di problemi a polmoni, cuore, fegato e linfonodi, hanno inoltre contratto infezioni virali e batteriche, polmonite, anemia e osteoporosi. Non stanno molto meglio le pecore clonate, nelle quali sono comparsi problemi a reni, fegato e cervello. I cloni di capra sono afflitti da infezioni batteriche dei polmoni. I maiali sono indubbiamente i piu' sani, visto che dai controlli eseguiti fino a 9 mesi dopo la nascita non risultava alcun difetto. Molto meno felici i topi, afflitti da obesita', problemi alla placenta, ernie ombelicali e insufficienza respiratoria. Un lungo catalogo, quindi, di problemi, tra cui l' obesita' dei topi, che non stupirono allora il ricercatore Maurizio Zuccotti, che con Ryuzo Yanagimachi ha clonato il primo topo, Cumulina: ''Le percentuali di successo nella clonazione animale sono ancora molto basse, di appena l'1-2%. Cio' significa che il 98-99% degli embrioni clonati non riesce a completare lo sviluppo a causa di anomalie genetiche''. E tra quelli che completano lo sviluppo embrionale, i nati presentano spesso una serie di malattie genetiche. Tuttavia, la nascita di Dolly ''ha rotto un dogma scientifico'': non ha dubbi il padre del toro Galileo, Cesare Galli, del Laboratorio di tecnologia della riproduzione del Consorzio per l'incremento zootecnico di Cremona. ''Prima di Dolly - ha detto - si credeva che il genoma di una cellula differenziata fosse destinato a rimanere tale. La nascita di Dolly ha dimostrato che le cose non stanno cosi' e che una cellula adulta puo' essere riprogrammata''. L'importanza di Dolly resta quindi una pietra miliare nella storia della biologia moderna e la sua morte, avvenuta a 6 anni e mezzo, non e' certamente stata precoce. ''A sei anni - ha detto - una pecora non e' vecchissima, ma non e' neppure giovane. Non c'e' da stupirsi sull'eta' di Dolly. Se una pecora qualsiasi fosse morta alla stessa eta' probabilmente nessuno si sarebbe stupito''. Cosi' come l'artrite di cui Dolly ha cominciato a soffrire un anno fa non puo' essere messa automaticamente in relazione con il fatto che Dolly sia frutto della clonazione. ''La sede in cui Dolly ha sviluppato l'artrite non e' tipica per le pecore, ma e' difficile imputare questa malattia alla clonazione''. Lino Lioi, dell'Universita' di Teramo: “la clonazione e' tecnica tuttora soggetta a incognite. Si sa troppo poco. Malgrado questo dato negativo, non sono pessimista. Presto capiremo perche' questi animali nascono malformati o vanno incontro a malattie precoci. E perche' cio' avviene negli ovini, ma non nei bovini, probabilmente piu' adatti a questo genere di manipolazione''. Tuttavia, per il ricercatore, l'esperienza di Dolly ha avuto una ''importanza fondamentale per due motivi: innanzitutto si e' cominciato a discutere di cellule staminali e di terapie che avrebbero potuto curare malattie molto gravi (in 10-12 anni potremmo arrivare all'applicazione clinica sui pazienti); il secondo merito e' stato quello di far confluire nel campo dell'embriologia competenze necessarie per compiere progressi, ad esempio i biologi molecolari''.(fonte:ANSA)