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BSE, ESPERIMENTI DI SUCCESSO SUL VACCINO

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Il professor Alessandro Negro dell’Università di Padova, uno dei responsabili della ricerca di un vaccino per la BSE spiega che il progetto “ sta dando buoni risultati” e che “se procede bene, entro tre quattro anni si potrebbe avere un vaccino contro il morbo della BSE. Abbiamo lavorato sui topi- aggiunge in una intervista pubblicata il 5 marzo dal Sole 24 Ore- che sono cavie ottime per questa ricerca e abbiamo avuto risultati lusinghieri; ora passeremo a lavorare sui bovini, per prevenire l’insorgere del morbo ma anche sull’uomo per curare la malattia: inoltre dirotteremo parte dei nostri sforzi anche sulle pecore, grazie ad importanti finanziamenti che il Ministero della Salute ha indirizzato verso la ricerca sugli ovini”. Già ad ottobre del 2002 nei laboratori di Agripolis della Facolta' di veterinaria dell'Universita' di Padova e' stata sintetizzata una proteina molto simile a quella della Bse, ma non infettiva, che, iniettata nei topi, ha stimolato la produzione di anticorpi. La scoperta ha aperto la strada alla creazione di un vaccino e permette di studiare come il prione entra nella catena alimentare. Alessandro Negro, del Dipartimento di Scienze Veterinarie Sperimentali, ha sintetizzato questa proteina nel 1997 e poi l'ha continuamente modificata, accorgendosi poi che questa proteina e' in grado di produrre anticorpi. In pratica iniettando questa proteina l'animale reagisce, produce anticorpi e si immunizza dalla Bse. "Siamo arrivati per primi a individuare questa proteina ~ commenta il preside della Facolta' di veterinaria dell'universita' di Padova Igino Andrighetto ~ ma non e' detto che arriveremo per primi ai risultati finali. Gli altri paesi infatti stanno sperimentando come noi e presto, anche se la proteina verra' brevettata, arriveranno alle nostre stesse conclusioni, solo che in Europa i fondi destinati alla ricerca sono di gran lunga maggiori". Ad un vaccino stanno comunque lavorando numerose equipe internazionali, fra cui il gruppo dell'istituto di Neuropatologia dell'università di Zurigo, guidato dall'italiano Adriano Aguzzi e dal collaboratore Frank Heppner, che ha scoperto un anticorpo che protegge dall'infezione gli animali vivi, il "6h4", di cui aveva parlato la rivista Science già nel 2001.