• Utenti 12
  • Articoli pubblicati dal 4 novembre 2001: 31564

GENOVA STERILIZZA 200MILA GATTI

Immagine
E´ stato detto e scritto infinite volte che i genovesi sono zoofili come gli inglesi, o anche più. Amano in particolare i cani e hanno, a tutti i livelli sociali, una autentica idolatria per i gatti. Il randagismo, però, soprattutto nella «popolazione» felina è un fenomeno che suscita non poche preoccupazioni, per via delle malattie che si possono diffondere tra la popolazione. Il Comune, insomma, ha dovuto prendere provvedimenti con una certa urgenza. I gatti randagi sarebbero infatti oltre 200 mila, uno ogni tre abitanti: una dimensione preoccupante, anche se forse le cifre sono un po´ gonfiate. Inizierà perciò sin da oggi la maxi operazione di sterilizzazione dei gatti randagi genovesi: telefonando a due uffici comunali si potrà prendere appuntamento per portare a far sterilizzare i gatti randagi a spese del Comune, che ne curerà anche la successiva degenza.
L´operazione sarà suddivisa in due fasi, nel corso delle quali saranno messi nelle condizioni di non riprodursi una prima tranche di 600 mici e una seconda di 800. L´operazione di sterilizzazione è stata illustrata ieri mattina a Palazzo Tursi dall´assessore alle politiche ambientali Luca Dallorto. Chiamando il numero 010/5221666 (Ufficio gestione fauna urbana) o lo 010/5572688 (Assessorato) già da oggi si potrà prendere appuntamento per portare a sterilizzare i gatti randagi che girano in città. L´operazione è condotta in collaborazione con l' associazione zoofila «Zampatesa» e servirà ad integrare l´operato della Asl, che riesce a compiere solo 10 sterilizzazioni a settimana. Sempre da oggi saranno in distribuzione i tesserini di riconoscimento per le cosiddette «gattare», alle quali sarà riconosciuto una sorta di «status». Al servizio di controllo del randagismo non potranno però accedere i proprietari di gatti domestici, che per sterilizzare i propri animali dovranno rivolgersi privatamente a veterinari. L´operazione dovrebbe costare circa 48 mila euro. ( La Stampa)