''In Italia - ha ricordato Gaetano Mara Fara dell’Università La sapienza di Roma - un ultimo caso di rabbia nell'uomo risale al '44 a Napoli durante la guerra e, piu' recentemente ma 'importata' dall'estero, la rabbia ha ucciso un uomo veneziano che era stato morso da un roditore durante un viaggio in Nepal''. In Italia, secondo Fara, il pericolo rabbia e' veramente ridotto, infatti sono vaccinati obbligatoriamente i cani ma solo in alcune zone circoscritte del Nord del paese, dove recentemente ci sono stati casi di infezione nelle volpi. Si tratta, come ha riferito, dei cani di Bolzano, Trento e del Friuli, perche' in queste zone talvolta penetrano volpi malate provenienti dalla Jugoslavia. Comunque, come ha precisato, ci sono presidi attrezzati per la vaccinazione antirabbica, in tutte le province italiane, soprattutto per far fronte a quei casi di turisti che vengono morsi da animali in paesi esteri a rischio. ''I morsi di animali italiani - ha detto Fara - difficilmente hanno conseguenze di questo tipo, infatti quando un paziente si reca al centro di igiene la prassi e' quella di accertarsi preventivamente se l'animale, qualora reperibile, abbia la malattia e solo in questo caso viene fatta la vaccinazione''. Di solito gli accertamenti durano 12 giorni perche' l'incubazione della malattia e' molto lunga e' c'e', quindi, sufficiente tempo per accertarsi se il morso e' a rischio. L'incubazione e' lunga perche' il virus rabbico attacca il cervello e deve, quindi, risalire attraverso i nervi periferici dal sito di inoculazione, cioe' dal punto in cui e' stato dato il morso. Il decorso e' molto rapido solo se il morso avviene in testa o sui polpastrelli che sono riccamente innervati. Il virus della rabbia, come ha spiegato Fara, e' distinguibile in due tipi, quello selvaggio che puo' risalire dai nervi periferici al cervello e quello fisso, che invece e' pericoloso solo se immesso direttamente nel cervello. Infatti quest'ultimo, come ha concluso il professore, e' usato per produrre il vaccino. (ANSA).