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LA VETERINARIA ITALIANA NELLA ESVCE

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La European Society of Veterinary Clinical Ethology ha eletto lo scorso mese il suo nuovo Board. Allo scrutinio, presieduto dal Presidente uscente Joel Dehasse, è risultata eletta la Collega torinese Maria Cristina Osella, unica rappresentante dell’esperienza scientifica italiana all’interno del direttivo ESVCE, per il quale riveste la carica di tesoriere. Sulle pagine del sito, la Collega ripercorre il proprio curriculum professionale (medico veterinario comportamentalista, Phd Internal Medicine, docente all’Università degli Studi di Torino, socia SCIVAC e fondatrice della SISCA di cui è stata segretario nel 1996/1999) e presenta il proprio specifico ambito di ricerca. Al nostro quotidiano ha spiegato che il primo incontro ufficiale del nuovo Board, presieduto dall’inglese Sara Heath, si terrà il 2 ottobre a Granada in occasione dell’ottavo congresso della ESVCE; scopo dei lavori individuare, con il contributo dei paesi rappresentati nel Board (GB, Francia, Spagna, Belgio, Austria e Italia), un approccio europeo unitario e condiviso che possa dialogare e interagire con i Colleghi di scuola statunitense. Al congresso di Granada saranno infatti presenti esponenti di scuola americana (Overall) e francese ( Pageat). “ Porterò la mia esperienza nel campo della neurofisiologia comportamentale – ha dichiarato Maria Cristina Osella – e dell’intervento farmacologico su animali che hanno disturbi comportamentali” . La Collega Osella sarà infatti invited speaker a Granada e presenterà una relazione sul dosaggio delle catecolamine plasmatiche in cani e gatti affetti da disturbi ansiosi. E sul ruolo del medico veterinario comportamentalista, ha aggiunto: “E’ importante che il mondo veterinario sviluppi uno spirito unitario e sviluppi uno spirito unitario per rafforzare il ruolo del medico veterinario rispetto ad altre categorie professionali. La terapia comportamentale non può essere lasciata ad operatori che non siano medici veterinari. Il veterinario che si occupa di comportamento deve essere un buon clinico e avere competenze di medicina interna per non farsi fuorviare nella diagnosi comportamentale; deve anche avere un’infarinatura di neurologia per capire quando ci sono gli estremi di un problema neurologico. La collaborazione fra comportamentalisti, internisti e neurologi è fondamentale”.E l’approccio unitario e di mediazione con la scuola statunitense al quale sta lavorando la ESVCE assumerà ancora maggiore importanza in vista di un College Europeo che valuterà sulla base della conoscenza globale degli sviluppi delle scienze comportamentali, indipendentemente dall’approccio che ogni professionista sceglierà di privilegiare nella pratica clinica.