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ECM IN PIGIAMA, CONFRONTO ITALIA-USA

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Secondo il professor Giorgio M. Biasi , specialista in Chirurgia Vascolare all’Università di Milano, l’ECM in Italia fa fatica ad affermarsi. Negli USA, dove la Continuing Medical Education (CME) è istituita dal secondo dopoguerra, c’è invece una consolidata esperienza nella gestione dell’aggiornamento, nel sistema dei crediti e nel sistema di verifica dell’effettiva partecipazione ai congressi ( l’ingresso e l’uscita dalle sale è registrato da rilevatori scanner). La scienza medica per il professor Biasi - antesignano di una proposta di ECM ante litteram a metà degli anni Novanta per la chirurgia vascolare – “evolve in modo estremamente rapido e gli specialisti sono confrontati continuamente con la necessità di mantenersi aggiornanti, pena la possibilità di diventare rapidamente obsoleti a totale scapito non solo della propria professionalità ma soprattutto del paziente. Il malato per il quale deve essere fornita la più qualificata assistenza, era e rimane infatti il fulcro di un programma per l’aggiornamento professionale. In realtà aggiornarsi richiede notevole spirito di sacrificio e costa caro, sia in termini di denaro che di tempo.
Proprio per questi motivi spesso si nascondeva, sotto la veste di aggiornamento professionale l’occasione di fare una vacanza”( Sole Sanità, 6 maggio 2002). Negli Stati Uniti, per venire incontro al problema dei costi connessi alle spese di viaggio e di soggiorno per partecipare a convegni scientifici, si è proposto il cosiddetto “aggiornamento professionale in pigiama”, che sfruttando canali televisivi dedicati, a pagamento, ha precorso la formula dell’aggiornamento a distanza prevista dall’ECM nostrano, che, ritardi e difficoltà a parte, si avvarrà di Internet. Biasi conclude auspicando l’istituzione di un sistema ECM omogeneo in tutti i Paesi UE in favore di chi si aggiorna all’estero, la costituzione di un Comitato Scientifico Internazionale che giudichi la proposta formativa in base a parametri sovranazionali e il superamento del conflitto d’interesse, con particolare riferimento al rapporto relatori-industria.